Centrali nucleari a pieno regime e bacini idrici pieni: l'approvvigionamento sembra assicurato ma gli esperti sono cauti.
BERNA - Al momento le cose sembrano andare bene: la fornitura nella Confederazione di elettricità, gas, olio da riscaldamento e carburanti appare garantita. Tutte e quattro le centrali nucleari elvetiche sono collegate alla rete e producono corrente, i bacini idrici sono pieni a livelli in linea con la media a lungo termine e anche nei paesi limitrofi non si registrano attualmente problemi di approvvigionamento.
La Svizzera può quindi entrare nella stagione fredda con maggiore tranquillità rispetto a un anno fa. «I depositi di gas europei sono quasi completamente pieni e la disponibilità delle centrali nucleari francesi è nettamente migliore rispetto allo scorso inverno», ha indicato il gruppo energetico Alpiq all'agenzia Awp. Allo stesso tempo la domanda di elettricità e gas è diminuita in modo significativo.
Questo non significa però che non possano esserci carenze in inverno: l'esperienza del 2022 ha dimostrato come le stime possano cambiare rapidamente, mette in guardia l'azienda bernese BKW. «È quindi sicuramente positivo che la Svizzera disponga di riserve per le situazioni difficili, con la centrale di emergenza di Birr, la riserva idroelettrica e i generatori di emergenza».
Secondo gli esperti di Alpiq, la situazione sul fronte dell'elettricità rimane fragile, anche perché essa è strettamente legata al mercato europeo del gas. Gli shock di approvvigionamento potrebbero cambiare bruscamente la situazione, ad esempio sulla scia di scioperi o danni all'infrastruttura energetica.
Un altro punto da considerare, ma non meno importante, è il fatto che la domanda in inverno è fortemente influenzata dal clima. Quindi il quesito di fondo è: quanto sarà freddo l'inverno in Europa? La Svizzera dipende dalle importazioni di elettricità dall'estero durante i mesi invernali. In caso di inverno gelido, «l'elettricità potrebbe scarseggiare», puntualizza Tobias Habegger, specialista di BKW.
Un fattore importante è anche l'andamento dell'economia: non è certo che la domanda in Europa rimanga contenuta, sulla scia dell'attuale rallentamento congiunturale. Pure la richiesta di gas in Asia, soprattutto in Cina, potrebbe aumentare, grazie alla ripresa economica. L'offerta di gas naturale liquefatto (GNL) potrebbe quindi diventare scarsa in Europa, afferma Thomas Hegglin, responsabile comunicazione dell'Associazione svizzera dell'industria del gas (ASIG).
Resta inoltre da vedere se il gas russo continuerà a fluire verso l'Europa. Secondo Hegglin, attualmente la sua quota si aggira intorno al 12%. «Gli sforzi per sostituire il gas russo vengono portati avanti in Europa e l'infrastruttura del GNL viene continuamente ottimizzata, ma questo non accadrà da un giorno all'altro». Il prossimo inverno sarà anche il primo interamente privo di energia nucleare tedesca.
Tutta questa incertezza si riflette anche sui mercati. «Stiamo assistendo a un forte nervosismo e quindi a un'elevata volatilità dei prezzi dell'energia», afferma Noël Graber di Axpo. L'escalation del conflitto in Medio Oriente, ad esempio, potrebbe riflettersi in un aumento dei prezzi nelle prossime settimane, gli fa eco Habegger di BKW. Il conflitto sta mettendo in ombra un quadro di per sé assai equilibrato, caratterizzato da temperature calde superiori alla media, da un'elevata produzione dell'eolico, da impianti di stoccaggio del gas pieni e da un'alta disponibilità di centrali elettriche.
Sebbene i prezzi di mercato dell'elettricità e del gas naturale non siano più ai livelli record estremi del 2022, sono ancora più alti rispetto a quelli praticati precedentemente al primo aumento molto evidente dall'autunno 2021. Come si ricorderà con l'inizio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022 le tariffe erano poi salite alle stelle.
«I prezzi si sono stabilizzati a un livello superiore alla media rispetto agli anni precedenti al 2021», afferma l'Associazione delle aziende elettriche svizzere (AES). Di recente è però tornata a manifestarsi una leggera tendenza al rialzo, presumibilmente a causa della guerra in Medio Oriente, sottolinea l'organizzazione. Secondo l'AES i prezzi superiori alla media sono peraltro anche espressione del fatto che «l'Europa non ha ancora superato la crisi energetica».