Nel 2023 ne sono stati installati in tutto il Paese dai 2.500 ai 3.000, il doppio rispetto al 2022.
Il numero di profughi presenti in Svizzera cresce sempre di più. I flussi di quanti puntano verso il Nord Europa e devono transitare per la Svizzera, complice anche lo stop dell’Italia all’Accordo di Dublino, sono continui.
E tra i diversi problemi che tutto ciò comporta, ne sta emergendo uno nuovo. Si tratta della necessità di allestire soluzioni abitative temporanee per i rifugiati - solitamente utilizzando container adibiti a tale uso - che sta però privando il mondo della scuola della disponibilità di tali soluzioni spesso impiegate da diversi istituti. E molte comunità sono ormai al limite.
Come sempre i numeri riescono a inquadrare il fenomeno. Nel 2023 sono stati installati in tutto il Paese dai 2.500 ai 3.000 container abitativi, il doppio rispetto al 2022. «Abbiamo assistito a un massiccio aumento della vendita e del noleggio di container abitativi per i richiedenti asilo», afferma Olivier Annaheim, CEO dell’azienda Condecta.
E come detto, ciò crea disagi alle scuole. «Vendendo tali moduli per garantire l’accoglienza ai profughi, togliamo capacità alle scuole. Sia perché abbiamo meno container a disposizione sia perché abbiamo bisogno di molti lavoratori per allestire un insediamento di container per richiedenti asilo».
E sul fronte scolastico e delle comunità interviene Jörg Künd, presidente dell'Associazione dei Comuni di Zurigo. «La soluzione container può sicuramente essere utile, ad esempio, per progetti temporanei di allestimento di scuole elementari. Ma non se ne trovano più», dice il presidente.
Da qui la richiesta di aiuto al Governo federale. «La pressione dei rifugiati e richiedenti asilo sulle comunità è attualmente molto elevata. Ha raggiunto il punto di rottura. Promuove progetti di acquisto congiunto di Comuni e Cantoni, per container e altre forme di edilizia abitativa sarebbe auspicabile, così come una collaborazione nella scelta della location», conclude Jörg Künd.