L'Unione svizzera dei contadini (USC) e la Società svizzera di economia alpestre (SAV) contro le organizzazioni ambientaliste
L'Unione svizzera dei contadini (USC) e la Società svizzera di economia alpestre (SAV) criticano i ricorsi presentati dalle organizzazioni ambientaliste contro l'abbattimento preventivo della popolazione di lupi nei Grigioni e in Vallese, giudicandoli incomprensibili e definendoli un ostacolo all'urgente regolamentazione dei branchi.
In un comunicato stampa congiunto, le due organizzazioni hanno accusato gli ambientalisti di mettere a repentaglio l'economia alpina. Inoltre, l'USC e la SAV sostengono che frenando ora l'abbattimento preventivo - valido dal 1° dicembre al 31 gennaio - in futuro bisognerà ricorrere all'uccisione di un numero ancora maggiore di lupi. Le accuse lanciate da Pro Natura, WWF, BirdLife e dal Gruppo Lupo Svizzero rischiano di «causare ancora più perdite di bestiame», si legge nella nota.
Ieri sera, i Grigioni hanno indicato di autorizzare nuovamente l'abbattimento di due branchi di lupi, dopo che il Cantone aveva imposto un divieto totale venerdì a seguito di un reclamo presentato dalle organizzazioni ambientaliste all'indirizzo del Tribunale amministrativo federale (TAF). Il nuovo via libera alla regolamentazione vale per i due branchi di Lenzerhorn e Beverin, anche se il ricorso risulta ancora pendente al TAF.
Stando all'USC e la SAA, inoltre, il numero di grandi predatori, sia in Vallese che nei Grigioni, è "totalmente sproporzionato e fuori controllo". Nel giro di tre anni, la popolazione di lupi in Svizzera è triplicata, passando da 100 a 300 esemplari. "La pressione sull'economia alpina aumenta ulteriormente e lo sfruttamento di intere regioni viene messo in discussione", sostengono.
Stando all'ultimo conteggio in terra retica sono stati abbattuti otto dei 44 lupi autorizzati, mentre in Vallese, nella prima settimana di caccia sono stati uccisi dieci lupi su un totale di 30 esemplari.