Fra i motivi, oltre alla grande pressione migratoria, c'è anche la difficoltà di rimpatrio a causa dell'opposizione delle nazioni d'origine.
BERNA - La cifra è record. In Svizzera, dalla fine della seconda guerra mondiale, non è mai stato registrato un numero di richiedenti l’asilo alto come quello attuale.
Al momento, come riporta la NZZ, la situazione è ancora gestibile e nessuna persona ha dovuto trascorrere la notte all’aperto a causa della carenza di posti. Ma i problemi, però, non mancano.
Il numero di richiedenti l’asilo, aggiornato alla fine di ottobre, si attesta a 133’000. Per la fine dell’anno, la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) prevede il raggiungimento di circa 30’000 domande di asilo. La durata media della procedura è aumentata: da 108 giorni nel 2021 a 127 nel 2023. E la lista delle richieste pendenti è cresciuta da poco meno di 9’500 nel 2022 alle attuali 15’700.
Non tutti i richiedenti provengono da zone di guerra. Fino a due mesi fa, la nazionalità più diffusa era quella turca: le persone sono in gran parte sostenitrici di Fethullah Gülen, oppositore di Erdoğan, o curdi. Per questo, quasi la metà ottiene la protezione.
La pressione migratoria è talmente forte che, nonostante le critiche, anche le famiglie vengono ospitate nei rifugi della protezione civile. Al momento, la SEM ha ancora una riserva di circa 3’000 posti, ma 800 dovranno presto essere restituiti all'esercito.
A complicare la situazione ci pensa l’Italia: da circa un anno, nonostante l’accordo di Dublino, si rifiuta di riprendere i rifugiati che si recano in Svizzera da sud. A nulla è valsa l’azione della ministra della Giustizia Elisabeth Baume-Schneider. E il Ticino è il Cantone che risente maggiormente della pressione migratoria proveniente dalla penisola.
I rimpatri sono difficili. L’Eritrea, per esempio, si rifiuta di riprendere i propri cittadini: di conseguenza, queste persone restano nella confederazione, spesso in maniera permanente. Nel 2023, per la prima volta, la SEM ha organizzato due voli speciali per l'Algeria. Ma, nonostante un accordo in vigore, lo Stato nordafricano si rifiuta di fare la propria parte.
Sono sempre maggiori i minori stranieri che presentano domanda: secondo la Convenzione sui diritti del fanciullo, a loro si applicano standard di accoglienza più elevati. Richiedono inoltre assistenza, consulenza e una rappresentanza legale più complessa.
Settimana prossima in Parlamento si discuterà della tanto contestata decisione della SEM di dare “in automatico” lo status di rifugiate alle donne afghane. Soprattutto l’UDC, sul tema, promette battaglia.
Agli Stati, il PLR chiede, attraverso una mozione, che gli eritrei respinti sia dalla Svizzera sia dalla loro nazione d’origine vengano inviati in una nazione terza. D’altro canto, i democentristi chiedono al governo di fare la voce grossa a Bruxelles affinché l’Italia rispetti l’accordo di Dublino