Triplicate in dieci anni le tonnellate smaltite nei paesi limitrofi, in particolare in Germania
BERNA - Nel 2022, circa 30’000 camion hanno lasciato la Svizzera carichi di cemento, legno e materiale sintetico.
Per la precisione, stando alle cifre svelate dal Tages-Anzeiger, sono circa 827’000 le tonnellate di rifiuti edili smaltiti nei paesi vicini: Germania, cui è destinata la metà circa dei viaggi, Francia, Austria e Italia (vanno aggiunte circa 15’000 tonnellate verso i Paesi Bassi, solitamente via nave cargo).
Il volume è più che triplicato nel giro di 10 anni: nel 2012, infatti, l’ammontare superava le 254’000 tonnellate. Il quotidiano di lingua tedesca ha verificato in prima persona lo svolgimento delle procedure di smaltimento, rilevando alcune opacità.
Un giornalista si è recato in un’area dismessa nel sud della Germania, a 45 chilometri di Basilea, per assistere alle operazioni di scarico del materiale. In loco, però, i responsabili della discarica hanno chiarito ai cronisti di non essere persone gradite. Inoltre, l’azienda basilese coinvolta non ha risposto alle domande del Tages-Anzeiger.
Da un punto di vista dei costi, è più conveniente trattare i rifiuti nelle nazioni confinanti che in seno alla Confederazione. Stando a quanto sostiene l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC), la pratica è legale finché tutto viene smaltito secondo le regole. Però, all’atto pratico, diventa complicato, se non addirittura impossibile, controllare la correttezza delle procedure in uno Stato estero.
In generale, il forte aumento di queste “esportazioni” ha destato più di un sospetto, dato che negli ultimi anni il numero di cantieri in Svizzera non è aumentato.
Sul tema, però, gli addetti ai lavori rimangono in silenzio e preferiscono non commentare. A taccuini chiusi, gli operatori ammettono la presenza di qualche “pecora nera”. Appellandosi alla privacy, l’UDSC non fornisce i nomi delle aziende implicate nella “tratta” dei rifiuti.