È noto il numero di dosi acquistate, 61 milioni, ma non esattamente quanto siano costate: l'UFSP dice «no» alla divulgazione dell'importo
BERNA - I contratti stipulati con le sei aziende farmaceutiche che hanno rifornito di vaccini anti-Covid la Svizzera sono pubblici e tutti li possono consultare. Molti vorrebbero però conoscere qualche dettaglio in più di quegli accordi, come ad esempio quanto sono costate alle casse pubbliche quelle 61milioni di dosi.
Fra chi in nome della trasparenza chiede la divulgazione dell'importo, vi è il responsabile dell'informazione pubblica svizzera Adrian Lobsiger, come riporta il quotidiano 20 Minuten. Lobsiger critica aspramente l'Ufficio federale di sanità pubblica (UFSP) e la sua direttrice Anne Lévy per l'ostinazione a volere mettere un "veto" alla diffusione delle cifre.
Veto che celerebbe motivazioni puramente commerciali. Secondo l'UFSP - scrive 20 Minuten - se i prezzi venissero resi noti ci sarebbe il rischio che i partner contrattuali non negozino più con la Svizzera in caso di crisi futura». Il «no» dell'UFSP mira a non volere mettere in difficoltà i colossi farmaceutici, «in quanto la pubblicazione aumenterebbe la concorrenza e provocherebbe un calo dei prezzi», proprio l'effetto che un regime concorrenziale non dopato auspica all'interno dei sistemi economici.
La rigida "barricata" della direttrice di UFSP ha irretito non poco l'incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza, che respinge le motivazioni avanzate a difesa dell'opposizione a rendere pubblici i costi della spesa vaccinale.
«L'argomentazione non chiarisce quale sarebbe la distorsione della concorrenza se i prezzi fossero resi noti in un mercato controllato dallo Stato», ha dichiarato in un'intervista apparsa sulle colonne del Blick. Inoltre - ha aggiunto - se i prezzi venissero pubblicati, «tutte e sei le aziende farmaceutiche sarebbero ugualmente interessate e nessuna sarebbe svantaggiata».
Durante la pandemia, la Confederazione ha acquistato quelle 61 milioni di dosi di vaccino da diverse aziende, come Biontech e Pfizer. A tutt'oggi, dunque, solo poche persone a Berna sanno quanto sia costato alla Confederazione e quindi ai contribuenti svizzeri l'acquisto di quei quantitativi di vaccino. E questo perché - in sede di stipula - era stata assicurata la riservatezza. Ma il Commissario federale per la protezione dei dati e l'informazione rimarca che «questa censura non è compatibile con la legge sull'accesso pubblico all'informazione in vigore nel nostro Paese », tanto che nel novembre del 2023 aveva già scritto all'Ufficio federale della sanità pubblica invitandolo a rendere noti i costi di approvvigionamento dei vaccini. La risposta che era arrivata dall'ufficio dove a capo siede Anne Lévy era stata categorica: «Contrariamente alla raccomandazione del Commissario, l'UFSP mantiene gli oscuramenti».
Contro questa decisione, si leva la voce di protesta del consigliere nazionale dell'UDC Rémy Wyssmann: «Il Commissario federale si è pronunciato chiaramente: noi non dobbiamo farci dissuadere dal chiedere trasparenza alle autorità».
Si stima comunque che l'UFSP abbia speso oltre un miliardo di franchi di denaro dei contribuenti per i vaccini.