Ne è convinto Severin Moser, presidente dell'Unione svizzera degli imprenditori
ZURIGO - Altro che pensione anticipata, gli svizzeri devono lavorare più a lungo, non solo per garantire l'AVS, bensì anche per contribuire a far fronte alla penuria di manodopera: lo sostiene Severin Moser, presidente dell'Unione svizzera degli imprenditori (USI).
«Ci sono certamente persone la cui rendita pensionistica non è sufficiente», argomenta il 61enne in un'intervista pubblicata oggi dal SonntagsBlick. «Ma uno studio dell'Università di Ginevra dimostra che i pensionati poveri non sono un fenomeno di massa. Al contrario: molti sono finanziariamente benestanti. La ricchezza netta mediana dei pensionati è sei volte superiore a quella dei lavoratori».
«Ma è vero, ci sono casi difficili, ed è assolutamente giusto che questi ricevano un sostegno: è però sbagliato introdurre una tredicesima AVS per tutti, di cui la stragrande maggioranza dei pensionati non ha bisogno», afferma il membro del consiglio di amministrazione di Swiss Life facendo riferimento all'iniziativa in votazione il 3 marzo.
A suo avviso la proposta di modifica costituzionale è «irresponsabile» perché non dice nulla riguardo al finanziamento. «Bisognerebbe aumentare i prelievi sui salari, l'IVA o l'imposta federale. Questo colpirebbe la popolazione attiva, soprattutto i giovani, e la classe media. Perderebbero il potere d'acquisto e sarebbero costrette a risparmiare. Le persone con un budget ridotto, come i genitori single, sarebbero particolarmente colpite. Ciò è ingiusto e antisociale».
Il favore che l'iniziativa sembra avere, in base ai sondaggi, «è preoccupante, ma nulla è ancora perduto», prosegue l'economista con laurea a San Gallo. «L'alto gradimento si spiega probabilmente con il fatto che l'iniziativa parla solo di distribuzione di denaro. Dobbiamo quindi far capire che l'AVS è già oggi in cattive acque e che un onere annuo aggiuntivo di circa 4,1 miliardi di franchi nel primo anno e contributi continuamente più alti di 5 miliardi o più negli anni successivi sarebbero inaccettabili. La controparte non è onesta su questo punto. La generazione più anziana, in particolare, deve valutare se vuole far gravare questo onere sui propri figli e nipoti».
Intanto I Giovani Liberali hanno piani completamente diversi: con la loro iniziativa popolare «per una previdenza vecchiaia sicura e sostenibile» intendono portare l'età pensionabile a 66 anni entro il 2032, dopodiché essa dovrebbe continuare ad aumentare automaticamente, a condizione che l'aspettativa di vita continui a crescere. «Stiamo invecchiando sempre di più, ed è per questo che dobbiamo discuterne», afferma a questo proposito l'intervistato. «Quando l'AVS è stata introdotta nel 1948 c'erano sei lavoratori per ogni pensionato: oggi ce ne sono tre. Se vogliamo salvare questo contratto intergenerazionale, abbiamo solo tre opzioni: aumentare i premi, ridurre le prestazioni o aumentare l'età pensionabile. L'iniziativa punta sulla terza leva senza esagerare».
«Io voto a favore e anche l'Unione svizzera degli imprenditori raccomanda il sostegno», insiste il presidente dell'organizzazione in carica dal giugno 2023. «Dobbiamo fare in modo che le persone lavorino più a lungo, non solo per l'AVS, ma anche per la carenza di manodopera. Altri paesi europei hanno introdotto da tempo un'età di pensionamento di 67 anni», conclude il padre di due figlie adulte.