Secondo il giudice avrebbe dovuto interpellare più di una fonte e non etichettare il manger in questione come antisemita.
ZURIGO - Una giornalista del portale in lingua tedesca di informazione cattolica kath.ch è stata giudicata colpevole di diffamazione per aver dato l'impressione, riportando la dichiarazione di un'unica fonte, che un manager tedesco fosse antidemocratico e antisemita. La giornalista in questione ha fatto opposizione a un precedente decreto d'accusa del Ministero pubblico Zurigo e si è presentata martedì davanti a un giudice unico del Tribunale distrettuale di Zurigo che ha confermato la condanna a una pena pecuniaria di 40 aliquote da 120 franchi, sospesa con la condizionale per un periodo di prova di due anni. La sentenza non è ancora definitiva e la giornalista 56enne ha ancora la possibilità di ricorrere al Tribunale cantonale.
L'articolo pubblicato su kath.ch si riferiva alla decisione di ritirare l'invito al manager tedesco di tenere una conferenza davanti al decanato della diocesi di Coira. Una decisione presa dopo che alcuni membri dello stesso decanato erano venuti a conoscenza delle critiche rivolte al manager in Germania.
Il principale rimprovero rivolto dal giudice unico alla giornalista è stato quello di aver interpellato una sola fonte, ossia il responsabile delle questioni legate all'antisemitismo del Land tedesco del Baden-Württemberg, per sostenere che il manager tedesco - un convinto anti-marxista nonché membro dell'Ordine dei cavalieri del Santo Sepolcro - avesse idee antisemite.
Secondo il giudice, c'era sicuramente un interesse pubblico nella vicenda. Ma la questione avrebbe potuto essere descritta anche senza etichettare il manager in questione come "nemico dello Stato" e antisemita.
Sebbene l'articolo attribuisse solo all'azienda di cui l'uomo era il Ceo una vicinanza al partito dell'ultradestra tedesca Alternative für Deutschland, la descrizione dava l'impressione che si intendesse proprio il capo. Il giudice non ha ritenuto provato un generale atteggiamento antidemocratico da parte del dirigente. E nel complesso, è arrivato alla conclusione che le critiche potevano rappresentare un danno al suo onore.
Per l'avvocato del manager, la giornalista aveva l'intenzione di screditare il suo cliente. Lo stesso addetto alle questioni di antisemitismo del Land tedesco è a suo avviso una fonte discutibile, visto che un tribunale avrebbe stabilito che egli stesso può essere etichettato come antisemita.
L'avvocato della giornalista ha da parte sua sottolineato che alcune dichiarazioni del manager tedesco che possono essere considerate antidemocratiche sono facilmente consultabili online, ad esempio su YouTube. Anche alcuni articoli di media tedeschi contenenti gli stessi rimproveri non sono stati cancellati.
La giornalista ha a sua volta ammesso di aver scritto l'articolo sotto una certa pressione temporale, visto che era al lavoro di domenica. Ha pure riconosciuto come omissione il fatto di non aver confrontato immediatamente il manager tedesco con i rimproveri. Il portale ha in effetti pubblicato soltanto in seguito la presa di posizione in cui l'uomo respingeva con veemenza le critiche.