Scatta l'obbligo per panetterie, ristoranti e punti vendita: e la dichiarazione dovrà essere formulata per iscritto.
BERNA - A partire da febbraio, panetterie, ristoranti e punti vendita saranno tenuti a dichiarare per iscritto - e non più solo verbalmente - la provenienza di michette, cornetti e altri prodotti da forno. La nuova regolamentazione - in ambito di tutela della salute e diritto alimentare - era stata comunicata a dicembre dall'Ufficio federale della sicurezza alimentare e veterinaria (USAV) e consentirà ai consumatori di riconoscere più facilmente il Paese di produzione dei prodotti di panetteria fine.
«Ogni cambiamento comporta più lavoro, ma in questo caso specifico è anche nel nostro interesse», ha dichiarato a Keystone-ATS Urs Wellauer, direttore dell'Associazione svizzera dei panettieri-confettieri (BCS). «I consumatori avranno così un'idea più chiara di ciò che acquistano, soprattutto se si considera il massiccio aumento delle importazioni dei vari prodotti da forno negli ultimi anni», sostiene Wellauer. «Un altro vantaggio è che tutti i rivenditori dovranno ora dichiarare l'origine del pane, nessuno escluso».
Il periodo di transizione per l'attuazione di questa nuova norma scadrà il 31 gennaio 2025.«"Per noi è del tutto fattibile, dato che le nostre aziende producono solo in Svizzera», spiega il direttore della BCS.
Lotta allo spreco alimentare - Nell'ambito della revisione della legge sulle derrate alimentari sono state adattate a dicembre 25 ordinanze. Il Consiglio federale ha dichiarato che tali modifiche garantiscono una maggiore tutela della salute e allineano la legislazione svizzera a quella vigente nell'UE.
Inoltre la revisione del diritto alimentare rafforza la protezione della buona fede nel traffico merci, affinché i consumatori possano confidare nella correttezza delle informazioni diffuse riguardo ai loro acquisti (protezione da inganno).
Oltre all'obbligo di dichiarare l'origine del pane e dei prodotti da forno, a partire dal 1° febbraio entreranno in vigore nuove regole per prevenire gli sprechi alimentari. I produttori e i rivenditori al dettaglio riceveranno delle linee guida chiare sulle misure da adottare prima di poter donare gli alimenti o cederli ad organizzazioni caritatevoli, spiega l'USAV.
Valori massimi di PFAS - La revisione introduce anche valori massimi per i residui di PFAS nelle derrate alimentari, che corrispondono ai livelli massimi dell'UE e si applicano a uova, carne, alcune specie di pesce, crostacei e molluschi bivalvi.
Si tratta di sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS), un gruppo di prodotti chimici difficilmente degradabili che a causa del loro uso diffuso, ad esempio nelle materie plastiche, negli indumenti da pioggia o nelle schiume antincendio, possono finire nell'ambiente e quindi nella catena alimentare, ricorda l'esecutivo.