Esperti sostengono che i dispositivi digitali dovrebbero essere banditi dalle aule fino alla fine della scuola primaria
BERNA - Pc, smartphone e tutto quello che con questi dispositivi si può fare di buono ma soprattutto di male, quando di mezzo ci sono i bambini. È questo un tema su cui ormai ci si interroga da tempo, specialmente quando tali strumenti vengono usati senza freno a casa o a scuola. La domanda riassuntiva è semplice: quanto computer può sopportare l'infanzia?
USA - Mark Zuckerberg, il capo di Facebook, Instagram e Whats app, durante una recente audizione al Congresso degli Stati Uniti ha detto «Mi dispiace», rivolgendosi a dei genitori che tenevano in mano cartelloni con le foto dei loro figli. «Mi dispiace che abbiano dovuto affrontare tutto questo», ovvero il bullismo, gli abusi sessuali e la pressione sociale sulle piattaforme, che può portare a disturbi alimentari, depressione o suicidio.
Sul banco degli imputati anche i responsabili di Tiktok, Discord, Snapchat e X, i social network sui quali lo Stato americano della Florida ha presentato una proposta di legge per vietare del tutto l'accesso ai social media ai giovani sotto i 16 anni. In 35 dei 50 Stati americani sono in atto iniziative simili per proteggere i bambini e allontanarli dagli schermi. La lotta contro le piattaforme è una lotta per la salute di una generazione.
Europa - E questa battaglia si combatte anche in Europa. L'anno scorso, dopo la Svezia, diversi Paesi scandinavi hanno tentato di vietare l'uso di telefoni cellulari e tablet nelle scuole elementari. Quanto schermo può sopportare l'infanzia? A trent'anni dall'avvento di Internet, sempre più persone si preoccupano di questa domanda: scienziati, insegnanti e genitori. Anche perché ormai accade di vedere bambini che passano l'indice e il pollice su un libro per ingrandire i disegni.
Svizzera - E se uno studio rappresentativo del Giappone mostra come un terzo dei bambini di un anno trascorra da una a due ore al giorno online e in base a un'analisi tedesca, un quarto dei bambini tra i due e i cinque anni passa più di un'ora al giorno davanti a uno schermo, non esistono ancora dati affidabili per la Svizzera. Il primo studio su larga scala è attualmente in corso.
Opinioni - Noortje Vriends, direttore del Centro per l'intervento precoce di Basilea Città conferma come «non ci stupiamo se i bambini di due anni passano diverse ore al giorno sugli schermi. Non solo i bambini guardano troppo, ma i film sono anche troppo veloci». Il Vallese ha lanciato una campagna di prevenzione in risposta al feedback allarmante di educatori ed esperti. «Molti genitori ci dicono che i loro figli hanno bisogno di un tablet per mangiare», afferma Sophie Cottagnoud, responsabile della campagna che aggiunge «spesso sono i genitori che hanno bisogno del tablet per poter nutrire meglio il bambino». Il Vallese raccomanda di vietare tutti gli schermi ai bambini sotto i tre anni. «Sappiamo che questo non è sempre possibile. Gli studi già citati, condotti in Giappone e in Germania, dimostrano che un elevato consumo di schermi è associato a disturbi dello sviluppo. Imparano a parlare più tardi, hanno scarse capacità motorie e sono meno capaci di giocare con gli altri»
Allarme - Per i genitori che vorrebbero vedere Mark Zuckerberg e i capi delle piattaforme in tribunale, tuttavia, la questione è diversa: la maggior parte delle app è progettata per rendere i bambini dipendenti. I like alle foto o i messaggi rilasciano nel cervello grandi quantità di dopamina, l'ormone della felicità. Il consumo fa sentire bene.
Le contromisure - Lo scorso anno, la Svezia ha fatto da apripista eliminando gradualmente i computer nelle aule scolastiche. Nel 2017, la strategia educativa dell'allora governo socialdemocratico prevedeva l'utilizzo generalizzato degli schermi a partire dalla scuola materna. Un'inversione di rotta rispetto al passato. La nuova ministra conservatrice dell'istruzione Lotta Edholm ha abbandonato la strategia di digitalizzazione e ha stanziato 60 milioni di euro per l'acquisto di libri di testo tradizionali e per lo sviluppo delle biblioteche. La decisione del ministro dell'Istruzione svedese ha creato un precedente all'estero: nell'autunno dello stesso anno, la Finlandia ha deciso di ripensare alla digitalizzazione delle lezioni della scuola primaria e di investire sugli insegnanti. Anche nei Paesi Bassi non sono più ammessi nelle aule.
Le contromosse in Svizzera - Lo scorso dicembre rinomati scienziati e medici tedeschi e svizzeri hanno chiesto una moratoria in una lettera aperta: i dispositivi digitali dovrebbero essere banditi dalle aule fino alla fine della scuola primaria. La lettera è stata firmata anche dal pedagogista e psicologo svizzero Beat Kissling che è convinto che i bambini abbiano bisogno di meno dispositivi digitali e di lezioni più collaborative e pedagogicamente guidate per avere successo. A differenza della Svezia, le scuole elementari svizzere non sono ancora completamente digitalizzate. Sebbene siano disponibili computer portatili e tablet, non sempre vengono utilizzati. I sondaggi mostrano che circa la metà degli alunni svizzeri usa il computer una volta al giorno, di solito durante le lezioni di lingua o matematica. Lo sport, la musica, il design e le scienze, invece, sono generalmente insegnati con tecnologie analogiche.La Svizzera è solo all'inizio. La digitalizzazione dell'insegnamento è appena iniziata.
L'elemento Coronavirus - Il fattore più importante è stata la pandemia di Coronavirus. La città di Lucerna, ad esempio, ha dotato tutti gli studenti della scuola secondaria di computer portatili nel 2022. Nello stesso anno, il Cantone di Basilea Città ha investito circa 25 milioni di franchi in tablet e il Canton San Gallo sta addirittura finanziando la sua offensiva di educazione digitale con 75 milioni di franchi, ma ci sono anche voci critiche nelle scuole. Dagmar Rösler, presidente dell'Associazione svizzera degli insegnanti, afferma: «Più un bambino è piccolo, più dovremmo essere cauti con gli schermi». L'invito è a fare esperienze sensoriali: tagliare, incollare, sentire, ascoltare. Tuttavia, è necessario "un equilibrio" tra esperienze analogiche e digitali a tutti i livelli e anche Thomas Minder, il più importante dirigente scolastico della Svizzera, è talvolta preoccupato per la quantità di tempo trascorso sullo schermo. I licei e le scuole secondarie sono un passo avanti. Qui i computer fanno parte della vita quotidiana e gli investimenti sono continui. Nel cantone di Zurigo, il governo ha recentemente speso 30 milioni per ampliare l'infrastruttura informatica. Uno studio dell'Università di Zurigo è giunto di recente alla conclusione che i media digitali a livello secondario superiore sono utilizzati principalmente per assorbire passivamente i contenuti didattici. Le forme interattive di apprendimento sono una "rarità". La trasformazione digitale nelle scuole svizzere è quindi tutt'altro che completa. Al contrario, è ancora in fase di espansione.
Le risposte del mondo politico - Nel pieno della digitalizzazione, la Svizzera deve fermarsi e ripensare a quanto siano utili i computer per i bambini e i ragazzi? Sono domande che devono trovare una risposta anche a livello politico. Nel Parlamento la maggior parte dei politici che si occupano di istruzione sostiene una "via di mezzo svizzera", un "mix ragionevole" tra analogico e digitale. Ma c'è anche chi è favorevole, come il consigliere nazionale dei Verdi Fabien Fivaz. Padre di due figli in età scolare, nella classe di sua figlia, che frequenta la quinta elementare a Neuchâtel, c'è solo un computer. «Penso che sia un bene. I bambini passano così tanto tempo davanti a uno schermo a casa». Anche Nadja Umbricht Pieren, membro del Consiglio nazionale UDC, parla per esperienza personale. Gestisce un asilo nido e una scuola diurna vicino a Berna. Non ci sono tablet e computer. «I bambini hanno abbastanza giocattoli e amici».
Differenze sociali - Nella Silicon Valley, le famiglie benestanti preferiscono ora mandare i propri figli in asili antiquati, come ha recentemente riportato il New York Times. Anche in Svizzera, i bambini di famiglie ben istruite passano meno tempo davanti a uno schermo rispetto ai bambini di famiglie a basso reddito. L'importanza del cellulare come status symbol si è invertita: mentre in passato si trattava di chi aveva l'ultimo dispositivo, oggi si tratta di chi può farne a meno.
La piattaforma "Giovani e media" della Confederazione
Sono presenti nel portale numerose raccomandazioni su come i bambini dovrebbero usare smartphone e computer e suc ome i genitori devono comportarsi. Ad esempio: assicurarsi che il cellulare non sia sul tavolo durante i pasti e che sia impostato su silenzioso durante le attività condivise. Parlate con i vostri figli delle loro esperienze su Internet, soprattutto se i contenuti sono sconvolgenti. Chiedete ai vostri figli di mostrarvi le loro applicazioni e i loro giochi online. Con i bambini di età inferiore ai sette anni, osservate le loro reazioni ai video e non date loro lo smartphone per distrarli o calmarli. I dispositivi non sono adatti nemmeno come punizione o premio. E infine la regola empirica 3-6-9-12: niente televisione prima dei tre anni, niente console di gioco prima dei sei anni, niente internet prima dei nove anni e niente social network prima dei dodici anni. Se possibile, i bambini sotto i tre anni non dovrebbero mai stare davanti a uno schermo. Per i bambini dai tre ai cinque anni sono sufficienti 30 minuti al giorno, possibilmente con un adulto. I bambini di età compresa tra i sei e i nove anni dovrebbero passare al massimo 5 ore alla settimana davanti allo schermo e quelli di età compresa tra i dieci e i dodici anni al massimo 10 ore.