L'inferno della lista nera, raccontato da chi campa con 3'700 franchi al mese. E in Ticino è record di chi si indebita con le assicurazioni.
LUCERNA - Lui, 49enne operaio, lei ex-donna delle pulizie impiegata in un albergo licenziata durante la crisi del settore a causa del Covid (e mai più riassunta) con un figlio che oggi ha 15 anni.
3'700 franchi (lordi) al mese per vivere in tre è un'impresa già persa in partenza, per questo i S.* iniziano a indebitarsi.
Come scrive il TagesAnzeiger, il debito che finirà per rendere la loro vita ancora più difficile sarà quello contratto con la loro cassa malati che, a un certo punto, non sono più riusciti a pagare.
Benvenuti sulla lista nera - Nei confronti dell'assicurazione malattia, al momento, il dovuto è superiore ai 7'000 franchi. E dal rosso (del bilancio) al nero (della lista nera) è un attimo.
Già perché, per chi non paga i premi in diversi cantoni esiste una “blacklist”. Chi ci finisce si vede negato automaticamente il rimborso di qualsiasi spesa e/o trattamento che non sia d'emergenza.
«Non possiamo permetterci di ammalarci», spiega il capofamiglia al quotidiano zurighese. Una volta sulla lista nera, infatti restano scoperti praticamente tutti i farmaci (anche se si ha il diabete, il cancro o l'HIV) così come i trattamenti (psicoterapia o fisioterapia).
La famiglia sta provando a sanare il debito per aver accesso almeno alle prestazioni di base, ma il percorso è lungo quanto il loro budget è ristretto.
Il progetto è quello di riuscire a restituire i 7'000 franchi entro l'anno ma ogni spesa extra, per esempio una visita imprevista dal dentista, rimanda l'agognato pareggio più avanti di diversi mesi.
«Sussidi? Ne avevano diritto ma non sapevano di poterli chiedere» - Ma com'è possibile che la situazione sia degenerata a tal punto? La famiglia S. non aveva diritto ai sussidi? La risposta è - tristemente - sì, ne avevano diritto ma non sapevano di poterli chiedere.
Un paradosso, questo, che si ripresenta spesso nelle fasce della popolazione più vulnerabili e meno istruite.
«Fino a un certo punto hanno provato a pagare le bollette», commenta Antje Sonntag, la responsabile per la consulenza all'indebitamento di Caritas, «poi non ce l'hanno più fatta e si sono indebitati. Non sapevano che potevano chiedere il sussidio, e per diversi mesi hanno provato a pagare l'intero premio».
L'intervento di Caritas ha aiutato la famiglia a presentare la richiesta alle autorità così da ottenere le riduzioni previste e rendere le cose un po' meno precarie.
Il triste primato del Ticino - Con l'aumento dei costi della vita, e degli affitti mai così tante persone sono finite sulle liste nere degli insolventi. Non tutti i cantoni ce le hanno, diversi - infatti - le hanno abolite perché ritenute «discriminatorie».
Il nostro cantone, però, non è uno di questi. Stando al TagesAnzeiger che cita Sergio Montofrani dell'Istituto assicurazioni sociali (IAS) ogni anno fra i 6'000 e i 7'000 assicurati diventano in qualche modo insolventi nei confronti delle assicurazioni.
Le motivazioni, commenta il socialista Bruno Storni, sono diverse e «niente affatto una sorpresa»: dai premi record rispetto al resto della Svizzera, ai salari più bassi rispetto alla media nazionale unito al fatto che in Ticino la fetta di popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà è superiore alla media svizzera.
*nome noto alla redazione