Grandi promesse ma, una volta arrivate, trovano tutt'altro che l'Eldorado. Un fenomeno sommerso, purtroppo in crescita
ZURIGO - Migliaia di annunci pubblicati su web e giornali, per cercare «belle ragazze dai 18 anni in su» da impiegare come prostitute nei locali a luci rosse in tutta la Svizzera.
La Svizzera, rivela un'inchiesta di CH Media pubblicata dal TagesAnzeiger, è una delle nazioni più attive in Europa per il reclutamento nei paesi dell'Est «di giovani donne economicamente svantaggiate da impiegare come professioniste del sesso nei club». Questo, malgrado tale pratica sia ormai da tempo un reato federale.
Quante promesse in quegli annunci - Gli annunci, scrive il quotidiano, promettono un lavoro da sogno con paghe scintillanti («280 franchi all'ora», «fino 7'000 franchi a settimana», «con anche tredicesima»), poi un permesso di lavoro, un appartamento, e il tutto esentasse. Anche il viaggio in Svizzera, così come il disbrigo delle formalità e l'iscrizione ai vari portali di pubblicità per escort, è tutto a carico del datore.
I Paesi prediletti dai “cacciatori di escort” sono soprattutto Romania, ma anche Bulgaria e Ungheria.
Una pratica, questa, che è parificabile alla tratta di esseri umani, come confermato da una sentenza del 2002 del Tribunale Federale, per il quale «il reclutamento di giovani donne svantaggiate all'estero per il lavoro nei bordelli in Svizzera», è considerato un reato.
Giovani donne, spesso sole e in situazioni difficili - A cedere alle lusinghe dei lupanari svizzeri spesso sono giovani donne vulnerabili, in situazioni sociali e familiari delicate e che - sotto forti pressioni del loro ambiente - finiscono per intraprendere un “viaggio della speranza” che difficilmente porterà alla terra promessa.
Questo perché, anche se è vero che diverse aziende attive nell'ambito delle luci rosse siano serie e affidabili, quelle che cercano personale con queste modalità illegali difficilmente lo saranno.
«Anche in Svizzera ci sono strutture dove le condizioni di lavoro sono miserabili», conferma al quotidiano zurighese Rebecca Angelini dell'associazione per la tutela delle sex-worker ProCoRe, «i "procuratori" o gli affittacamere spremono letteralmente le ragazze, non solo chiedono commissioni elevate per la dichiarazione dei redditi e le pratiche di accesso ai benefici sociali, ma non pagano nemmeno i contributi. Senza parlare, poi, del fatto che fanno pagare loro ogni cosa: dal cambio della biancheria del letto, passando per il vitto e il pernottamento. Alcune ragazze sono anche sotto pressione, perché offrano ai loro clienti pratiche sessuali non protette».
A confermare che, purtroppo, si tratta di un fenomeno in crescita i dati del Servizio specializzato in materia di tratta e migrazione delle donne (Fiz) che cita 375 casi, seguiti e gestiti, solo nel 2022. Un dato record anche in relazione alla progressione, esponenziale, della crescita del fenomeno: +90% in 10 anni.
Di tutti questi casi, più della metà riguardavano lo sfruttamento sessuale.