Il Consiglio degli Stati ha adottato un progetto di legge che concede alle vittime di regolarizzare il proprio soggiorno. L'UDC teme abusi.
BERNA - Le vittime straniere di violenza domestica vanno meglio protette. Lo ha stabilito oggi (31 voti a 8) il Consiglio degli Stati, che ha adottato un progetto di legge che concede alle vittime il diritto di regolarizzare il proprio soggiorno. Contraria l'UDC, che teme abusi. Il dossier ritorna al Nazionale per le divergenze.
Concretamente, nella Legge federale sugli stranieri vanno estese le regole per i casi di rigore anche alle vittime di violenza domestica. Dopo un divorzio uno straniero può rimanere in Svizzera e prolungare il suo permesso di soggiorno a certe condizioni, ossia se l'unione è durata almeno tre anni e la persona interessata è ben integrata.
«Tuttavia, le condizioni sono difficili da soddisfare. La vittima deve provare che la violenza c'è stata. Per paura di perdere l'autorizzazione di soggiorno, alcune donne rimangono col coniuge violento», ha affermato a nome della commissione Marianne Binder-Keller (Centro/AG).
In futuro, in caso di divorzio è previsto anche che i familiari dei titolari di un permesso di dimora (permesso B), di un permesso di soggiorno di breve durata (permesso L) nonché delle persone ammesse provvisoriamente (permesso F) possano rimanere in Svizzera se sono stati vittima di violenza domestica. Finora questi gruppi di persone potevano chiedere di rimanere, ma non pretenderlo legalmente. Tale diritto spettava solo ai familiari stranieri di cittadini svizzeri e di titolari di un permesso di domicilio (permesso C). Oltre che alle persone che vivono in un'unione coniugale, la regolamentazione si applicherà anche a coloro che hanno contratto un'unione domestica registrata e ai concubini, nonché ai loro figli.
Per quanto riguarda le vittime, queste ultime dovranno rispettare i criteri di integrazione durante i tre anni di proroga del permesso di soggiorno, come chiesto dall'UDC.
L'applicazione delle nuove norme spetterà ai Cantoni. Come già avviene per la concessione di un permesso di soggiorno in casi individuali di estrema gravità, i Cantoni dovranno ottenere l'approvazione delle autorità federali per concedere o prorogare il soggiorno alle vittime di violenza domestica.
Beat Rieder (Centro/VS), col sostegno della destra, ha ridotto i criteri per la proroga dei permessi di soggiorno. Con 24 voti a 16, i "senatori" hanno stralciato dall'elenco dei criteri la conferma di una consulenza, assistenza o protezione da parte di un servizio specializzato.
Per Mathilde Crevoisier Crelier (PS/JU), depennare questo criterio equivale a ignorare la realtà sul terreno. «Spesso la violenza domestica non può essere dimostrata concretamente», ha sostenuto la "senatrice", secondo cui la violenza domestica è un fenomeno sommerso che emerge in superficie a fatica. Pascal Broulis (PLR/VD) ha rammentato nel suo intervento che diversi Cantoni hanno chiesto espressamente, durante la procedura di consultazione, il mantenimento di questa disposizione.
Come accennato, l'UDC non ha mancato di esprimere il proprio scetticismo nei confronti del progetto. Esther Friedli (UDC/SG) ha parlato di possibili abusi insiti nella proroga del diritto di soggiorno, in particolare per quanto attiene al ricongiungimento familiare. Il diritto al ricongiungimento si applicherà non solo alle coppie sposate ma anche ai conviventi, i requisiti di prova saranno ridotti e per tre anni i beneficiari non avranno alcun obbligo di integrazione.
Mauro Poggia (MCG-UDC/GE) ha invece criticato il fatto che il diritto di riconoscere una persona quale vittima di violenza domestica venga delegato a istituzioni private o semi-pubbliche, come i centri di assistenza.