La stampa mondiale ha parlato di noi per Credit Suisse/UBS, il conflitto in Ucraina, le sanzioni alla Russia, il Toblerone. Ma non solo.
BERNA - Nel 2023 il crollo del Credit Suisse ha attirato sulla Svizzera un’enorme attenzione da parte dei media internazionali. Così come anche la discussa posizione più o meno neutrale della Confederazione nel contesto della guerra in Ucraina, come del resto lo fu anche nel 2022.
La nostra immagine all'estero complessiva continua comunque a essere molto buona, ha annunciato martedì il Dipartimento federale degli Affari esteri (DFAE). Tuttavia, va detto che nei singoli paesi emergono però delle criticità.
La crisi Credit Suisse - In un contesto internazionale ancora caratterizzato da crisi e tensioni geopolitiche, nel 2023 i media stranieri hanno parlato della Svizzera per due tematiche dominanti. La prima? Il crollo del Credit Suisse e la sua acquisizione da parte di UBS, fatti che sono stati al centro dell'attenzione dei media mondiali. Che spesso hanno sottolineato come il declino di CS avrebbe significato un grave danno, anche per la reputazione dell'intera piazza finanziaria svizzera. Non è andata proprio così, le azioni delle autorità svizzere nella gestione della crisi sono state infatti valutate in modo migliore. Tanto che il "terremoto" mediatico si è notevolmente stabilizzato dopo tempi relativamente brevi.
Osservati speciali per l'atteggiamento in politica estera - Seconda tematica: i media stranieri hanno discusso regolarmente dell'atteggiamento e delle azioni della Svizzera nel contesto della guerra in Ucraina, soprattutto in Europa, negli Stati Uniti e in Russia. L'attenzione si è concentrata su aspetti quali il trasferimento di materiale militare, la neutralità, le sanzioni contro la Russia e in generale la solidarietà e l'affidabilità della Svizzera. Spesso - va detto - con toni piuttosto critici.
Gli altri avvenimenti di interesse - Ma nel 2023 i media stranieri hanno riportato più volte anche altri avvenimenti legati alla Svizzera. Tra questi figurano, la scoperta in campo medico scientifico, avvenuta a Losanna, che ha reso possibile a un paziente di rimpossessarsi del controllo delle proprie gambe, grazie a un'interfaccia digitale. Ma non solo, si è parlato anche dei procedimenti penali condotti in Svizzera sulla base del principio della giustizia universale, un principio che consente di ritenere responsabili i colpevoli per crimini gravi commessi all'estero. A far discutere è stato anche il messaggio che Toblerone andava a togliere dalla confezione il Cervino e la dicitura “Made in Switzerland”.
Allo stesso modo eventi legati a settori quali la formazione, la ricerca e l’innovazione, la giustizia e la «Swissness» sono stati oggetto d'interesse dei media internazionali e hanno plasmato la percezione della Svizzera all’estero. Certamente questi ultimi argomenti hanno ricevuto meno attenzione rispetto a quelli sopra descritti, ma sono stati trattati con un'accezione complessivamente positiva.
L'Anholt-Ipsos Nation Brands Index 2023 - Infine, il sondaggio. Ebbene, come anche negli anni precedenti al 2023, l’immagine della Svizzera oltreconfine rimane molto positiva e dunque sostanzialmente stabile per la stragrande maggioranza degli intervistati.
Lo dimostra l'Anholt-Ipsos Nation Brands Index 2023, un sondaggio rappresentativo sulla popolazione di 20 paesi del mondo, dove l'immagine della Svizzera ha ottenuto un ottimo settimo posto nella scala di gradimento.
Siamo meno simpatici (?) - In particolare -ha specificato il DFAE - la governance svizzera e la qualità della vita godono di un'ottima reputazione a livello mondiale. Tuttavia, per quanto riguarda alcuni aspetti specifici, in particolare la simpatia, dal 2021 la percezione della Svizzera è peggiorata, specialmente in Germania, Russia e Arabia Saudita. Un fatto certamente non di primaria importanza ma su cui sarebbe bene riflettere.
L’analisi mostra infatti anche che, nonostante feedback di gradimento complessivamente buoni, si riscontra un deterioramento della popolarità svizzera soprattutto tra la popolazione di alcuni Stati occidentali che hanno sostenuto l’Ucraina. Ciò è particolarmente evidente in Germania, Francia e Stati Uniti. Ma - inutile forse dirlo - allo stesso tempo la nostra perdita di appeal riguarda anche la Russia ed è probabilmente correlata al medesimo fattore, quello della guerra e relative sanzioni.