Coltivare la terra e fare l'allevatore non rende più, così un contadino 34enne si è inventato impiegato part-time in una fiduciaria
ZURIGO - Mezza giornata da agricoltore e mezza da impiegato in una fiduciaria. Tempi grami per chi ha sempre avuto come teatro del proprio lavoro la natura, dei campi da coltivare e la cura per i propri animali da allevare. L'agricoltura segna una delle sue crisi più profonde in questo periodo e le proteste di contadini e allevatori non si contano ormai più in tutta la Svizzera (anche in Ticino l'altro ieri - 6 di marzo - i trattori sono scesi in strada per protestare).
La famosa frase "non si arriva a fine mese" ha trovato in un allevatore della campagna zurighese il volto più tangibile del momento assai critico che il settore attraversa. Lui è un giovane contadino di 34 anni e si chiama Philipp e ha spiegato al sito 20 Minuten cosa vuol dire essere oggi nel 2024 un agricoltore. Spianando sul campo dei conti da fare tornare il bilancio di un anno di lavoro: profitto 90mila franchi, costi (compresi i debiti ipotecari) 71mila, guadagno 19mila. In pratica poco più di 1'500 franchi al mese di stipendio, quasi tre volte sotto la soglia di povertà. Inaccettabile, a meno che tu non sia un agricoltore ecuadoregno e la tua fattoria si trovi nelle zone rurali delle pianure fuori Quito: ma siccome ti trovi in Svizzera, il compito di tirare avanti con quegli spiccioli di franchi risulta più che arduo.
«Non potrei sopravvivere senza un secondo lavoro» ammette l'agricoltore zurighese. Secondo lavoro che, alla fine, si è dovuto trovare per far salire il misero montepremi di stipendio che riesce a portare a casa svegliadosi alle 4 di mattino e salendo sul suo trattore; svestiti i panni da contadino, Philip ha pensato bene di indossare quelli da impiegato entrando tutti i giorni in un ufficio di una fiduciaria e stare alla scrivania a fare il consulente finanziario. Non proprio la stessa cosa di seminare ortaggi biologici, settore in cui opera Philipp.
Ma il bilancio famigliare bussa alla porta e reclama ben altri importi e così - ha raccontato al sito zurighese - lavoro altre 20 ore a settimana nell'ufficio fiduciario». Il lavoro in fattoria invece è gravato oramai sempre di più dall'innalzamento dei costi di produzione: il prezzo dei mangimi è schizzato alle stelle, la manodopera a contratto costa sempre di più, mantenere gli animali (con le spese per la manutenzione degli ausili tecnonologici) non ha più la stessa incidenza economica di un tempo. E poi le voci rilevanti di spesa come carburante, assicurazione, riparazione dei macchinari, l'assicurazione generale dell'azienda, l'energia, l'acqua e le spese d'ufficio. Una giostra di uscite economiche non più sostenibile.
Ecco perché gli agricoltori scendono in piazza e stanno invadendo le strade di mezza Europa, perché vogliano «un aumento dei prezzi alla produzione, riduzione della burocrazia e nessun taglio ai pagamenti diretti». E poi ci sono gli adeguamenti di legge. «Nel 2022 abbiamo dovuto acquistare un nuovo trattore che rispondesse ai requisiti delle nuove macchine e tecnologie - racconta - ciò ha significato un investimento di 100.000 franchi svizzeri. Ho attinto al compenso del lavoro in ufficio e a quello del reddito di mia moglie. Per un agricoltore è sempre più difficile rispettare i requisiti federali. Se non ci si riesce, si ottengono meno pagamenti diretti dal governo».
E fa un esempio. «Secondo l'ordinanza sui pagamenti diretti per le stalle particolarmente rispettose degli animali, o BTS in breve, la mia azienda deve avere un'area di riposo morbida per le mucche e stalle con lettiere. In precedenza ricevevo 90 franchi per mucca e 280 franchi per 100 galline ovaiole. Tuttavia, il Consiglio federale ha deciso di ridurre i contributi a 75 franchi per vacca e 235 franchi per 100 galline ovaiole. Tuttavia, devo ancora sostenere i costi per la costruzione della stalla e per le lettiere più alte. Il mio reddito sarà notevolmente inferiore».
E poi c'è l'annosa questione del latte e del prezzo che viene pagato agli agricoltori, «che viene fissato dagli acquirenti». Il leggero aumento - che scatterà da luglio - non sembra sarà in grado di fermare l'emorragia dei costi.