Alcuni club, soprattutto nella Svizzera francese, "utilizzano" l'Associazione svizzera di football per fare pressione sugli inadempienti
BERNA - I genitori di Rui (nome di fantasia) sono indignati. Il loro figlio di 10 anni ha partecipato solo a poche settimane di allenamento con l'ES Malley a inizio stagione. Quindi, speravano di non dover pagare l'intero anno. Ma il club vodese, in base al suo statuto, è stato irremovibile.
La mamma e il papà hanno preso tempo. Ma, a fine febbraio, poiché non avevano ancora saldato il conto, hanno ricevuto una mail dall’Associazione svizzera di football (ASF) che lasciava poco spazio a dubbi: se i genitori non avessero versato tutta la quota entro 10 giorni, il piccolo Rui sarebbe stato “bandito” da tutte le squadre calcistiche del Paese.
«Abbiamo pagato subito, non volevamo che venisse segnato a vita il nome di nostro figlio», ha commentato la madre. «Però - ha aggiunto - è un modo di fare disgustoso». Non si tratta però di un singolo episodio. Nell'ultimo decennio i casi sono decuplicati. Segno di un sistema, introdotto nel 2010, sempre più usato.
Nello specifico: nel 2023 sono state portate avanti ben 335 procedure di “boicottaggio” contro le 35 del 2013. «Riceviamo molte richieste soprattutto dalla Svizzera francese», fa sapere Dominique Schaub, il responsabile legale dell’ASF. «Alcuni club», ha precisato Schaub, «inviano anche venti richieste alla volta. In alcuni casi, il denaro viene versato direttamente dal nuovo club del giocatore, in modo che possa giocare».