Il Tribunale federale ha definitivamente assolto l'ex vicepresidente di Exit Romandia. «Quella donna voleva morire con il marito malato».
LOSANNA - Il Tribunale federale (TF) oggi in udienza pubblica ha definitivamente assolto Pierre Beck, ex vicepresidente dell'organizzazione di aiuto al suicidio Exit Svizzera romanda. Il medico aveva prescritto pentobarbital a una donna sana di 86 anni che voleva morire insieme al marito gravemente malato. Per il TF non ha violato la Legge federale sugli stupefacenti e sulle sostanze psicotrope (LStup).
I giudici della prima Corte di diritto penale del TF hanno respinto con quattro voti contro uno il ricorso presentato dal ministero pubblico, che contestava l'assoluzione del medico da parte della Camera penale d'appello e di revisione di Ginevra nel febbraio 2023.
Una vicenda lunga e complessa - È la seconda volta in tre anni che la prima Corte di diritto penale del TF si riunisce in udienza pubblica in merito a questa vicenda. Nel dicembre 2021, i giudici federali avevano annullato la condanna di Beck per violazione della Legge federale sui medicamenti e i dispositivi medici (LATer), ma avevano chiesto al tribunale d'appello ginevrino di riesaminare il caso sulla base della LStup.
Rispettando l'ingiunzione, la Camera penale d'appello e di revisione di Ginevra, nel febbraio dello scorso anno ha assolto Beck, considerando che il medico, oggi in pensione, non abbia violato la LStup.
I giudici ginevrini sono giunti alla conclusione che «il solo fatto che un medico prescriva il pentobarbital a una persona in buona salute, capace di discernimento e desiderosa di morire, non costituisce un comportamento punibile» ai sensi della LStup.
Pronunciando l'assoluzione, i giudici del Cantone lemanico hanno anche indicato che il medico doveva rispettare le regole della sua professione, nella fattispecie nell'ambito del suicidio assistito. Quest'ultimo è «riservato ai pazienti malati la cui fine della vita è vicina, secondo le vecchie direttive dell'Accademia svizzera delle scienze mediche (SAMW/ASSM) o, attualmente, a coloro la cui malattia o le cui limitazioni funzionali causano sofferenze giudicate insopportabili», si legge nella sentenza. Il mancato rispetto di queste regole può comportare sanzioni disciplinari.
Il ministero pubblico ginevrino aveva poi fatto ricorso contro la sentenza della Camera penale d'appello e di revisione. Ricorso che oggi è stato nuovamente rigettato dai supremi giudici di Losanna.
Beck era stato inizialmente condannato per aver violato la LATer prescrivendo il pentobarbital all'86enne in buona salute, ma decisa a morire contemporaneamente al marito gravemente malato. La donna si era autosomministrata il farmaco letale. I due erano morti insieme il 18 aprile del 2017.
In seguito al ricorso dell'ex vicepresidente di Exit Svizzera romanda, il Tribunale di polizia e poi la Camera penale d'appello e di revisione hanno stabilito che la legislazione e le norme applicabili al suicidio assistito non erano state rispettate, in quanto la defunta non soffriva di alcuna malattia e non era prossima alla fine della sua vita. Le due istanze si erano basate sulla LATer, tenuto conto delle direttive della SAMW/ASSM in materia di assistenza al suicidio.
Il TF ha poi annullato questa condanna. Dopo due votazioni seguite a un'udienza in cui i cinque giudici hanno difeso quattro diverse interpretazioni, a maggioranza - tre voti contro due - la Corte ha rinviato l'oggetto alla Camera penale d'appello affinché esaminasse se le azioni di Beck costituissero una violazione della LStup, dato che il pentobarbital figura sulla lista dei narcotici.
Davanti al tribunale di prima istanza nel 2019, Beck si era difeso dicendo che la donna era molto determinata. Aveva detto chiaramente più volte che si sarebbe uccisa se non le fosse stato permesso di morire insieme al marito. L'ex medico aveva sottolineato l'enorme sofferenza psicologica dell'anziana.
Nel febbraio dello scorso anno Beck ha affermato che avrebbe agito ancora allo stesso modo in un caso simile. «Se mi trovassi di nuovo di fronte a una donna con una sofferenza intensa e un progetto di suicidio molto concreto, nella fattispecie per defenestrazione, l'aiuterei nuovamente per permetterle una morte dolce, senza pericoli», aveva detto, interrogato dalla radiotelevisione pubblica romanda RTS.