I genitori sono divorziati e lei vive con il padre. Evita i contatti con la madre perché, sostiene, le procurano pressioni psicologiche..
ZURIGO - Il Tribunale amministrativo di Zurigo ha stabilito che una mamma è stalker della figlia e, confermando una decisione delle autorità di polizia, deciso un divieto di contatto. L'adolescente non voleva più vedere sua madre ma questa, oggi 47enne, la contattava regolarmente.
La corte, nella sentenza pronunciata ieri sera, ammette che non si tratta di un caso tipico di stalking, il termine inglese che designa una serie di atteggiamenti tenuti da un individuo ossessionato, detto stalker, che affliggono un'altra persona, perseguitandola, generandole stati di paura e ansia.
Il tribunale ha però fatto notare che il Gran Consiglio zurighese nella legge cantonale sulla protezione dalla violenza (Gewaltschutzgesetz) per lo stalking ha deliberatamente scelto una definizione con ampio margine di interpretazione. Anche una madre che manifesta preoccupazione per la figlia, nella fattispecie sollecitandola ogni tre o quattro giorni, può essere dichiarata stalker.
La figlia vive con il padre da quando i suoi genitori hanno divorziato ed evita i contatti con la madre perché, sostiene, le procurano pregiudizio psicologico.
Prima che la polizia decidesse lo scorso mese di giugno il divieto di avere contatti con la ragazza, la mamma aveva indicato di non essere in grado di accettare l'atteggiamento negativo della figlia. La donna si è poi opposta alla proibizione pronunciata dalle forze dell'ordine accedendo al Tribunale amministrativo.
Davanti alla corte, la 47enne ha sostenuto di aver mantenuto "un ritegno conforme alla situazione" e di aver lasciato alla figlia lo spazio di cui aveva bisogno. Stava solo cercando di avere un contatto minimo. Voleva sapere come stava la figlia e quale condotta adottare riguardo alla sua stanza, ormai vuota, e le cose che vi aveva lasciato.
Il tribunale amministrativo ha dato ragione alla figlia. Il divieto di avere contatti è stato giudicato "proporzionato". Poiché la madre non è in grado di accettare e rispettare l'attuale atteggiamento di rifiuto della figlia, la proibizione risulta appropriata.
La decisione del tribunale è definitiva dato che la mamma non farà opposizione.