La presa di posizione del comitato del “No” all'iniziativa del Centro che andrà in votazione il prossimo 9 giugno.
BERNA - È uno degli oggetti in votazione il prossimo 9 giugno, l'iniziativa popolare federale del Centro “Per premi più bassi - Freno ai costi nel settore sanitario” (nota anche solo con lo pseudonimo di “Iniziativa per un freno ai costi”) fa il paio con un'altra proposta riguardante i costi delle casse malati, “Al massimo il 10 per cento del reddito per i premi delle casse malati (Iniziativa per premi meno onerosi)”.
Le due sono però molto diverse, con la prima che vuole intervenire direttamente sui costi della sanità, con l'imposizione ai Cantoni di un intervento di austerity (entro l'anno successivo) nel caso in cui «l’aumento dei costi sanitari sia superiore di oltre il 20 per cento rispetto all’aumento dei salari».
Di questo lunedì mattina la presa di posizione del comitato dei contrari che riunisce esponenti di diversi partiti (Verdi, Verdi Liberali, PS, PLR, UDC) così come dall'Associazione svizzera infermiere e infermieri (ASI SBK) e l'associazione dei Medici di famiglia e dell'infanzia Svizzera (Mfe).
«Pagare meno per le cure di base è una richiesta legittima. Bisogna però chiedersi con quali risorse e mezzi si può raggiungere questo obiettivo», conferma il comitato, «La proposta del Centro propone di introdurre un rigido meccanismo: la crescita dei costi dell’assicurazione malattia di base non può crescere più velocemente dei salari. Questo significa fissare l’aumento annuale della spesa sanitaria di base a ca. 1-1.5%. Questo rigido vincolo con i salari è pericoloso».
«Un’altra conseguenza assurda è data in caso di evoluzione negativa dei salari. In questo caso la spesa sanitaria dovrebbe essere automaticamente ridotta. Una situazione simile l’abbiamo vissuta ad esempio nel 2021, quando la pandemia ha portato il settore sanitario ai suoi limiti. Con il “freno ai costi”, e proprio nel momento di maggiore bisogno, la spesa sanitaria sarebbe invece dovuta diminuire», spiegano i contrari.
Stando al Comitato del “No”, il rischio è che - a farne le spese - saranno soprattutto i pazienti che dovranno mettere mano al portafoglio: «L’iniziativa “Per un freno ai costi” non dice nulla su come i costi dovrebbero essere ridotti. Le casse malati dovranno adeguarsi al tetto dei costi. La conseguenza è che nei prossimi vent’anni una visita dal medico su tre dovrà essere pagata di tasca propria».
Le cure, sempre secondo i contrari, rischierebbero di non essere garantite per tutti: «L'iniziativa mette a rischio le basi del nostro sistema sanitario: l’accessibilità e la qualità delle cure per tutte le persone. Una paziente con un'assicurazione di base non avrebbe più un accesso garantito alle cure. Non sarebbe invece il caso per chi ha un'assicurazione complementare. Non sorprende quindi che l'iniziativa venga accolta con simpatia dalle assicurazioni malattia. È proprio con le assicurazioni complementari che si ottengono i maggiori guadagni».