Secondo un esperto un'escalation in Medio Oriente è imminente. Con conseguenze per il mondo intero
ZURIGO - Israele, insieme ai suoi alleati, ha respinto quasi completamente le centinaia di missili e droni lanciati sabato dall'Iran. L’attacco sferrato nel fine settimana, però, non è esente da strascichi. Per il segretario generale dell’ONU António Guterres, il Medio Oriente è «sull’orlo del baratro». E non tarderebbero le ripercussioni, inevitabili, sui mercati finanziari di tutto il mondo.
Malgrado il primo attacco diretto dell'Iran nei confronti di Israele, lunedì il prezzo del petrolio non è aumentato, anzi, è calato lievemente. Tuttavia, prima del fine settimana, i prezzi erano saliti al livello più alto dallo scorso autunno, proprio a causa delle tensioni tra Israele e Iran.
Anche il prezzo dell'oro ha chiuso lunedì con un valore di poco inferiore a quello di venerdì. E così i mercati azionari in generale, che hanno fatto registrare solo un timido calo.
Ora tocca a Israele - I mercati sperano che il conflitto non si aggravi ulteriormente dopo l'attacco iraniano. L'Iran ha giustificato il suo gesto come risposta a un attacco all'ambasciata iraniana in Siria attribuito a Israele, affermando che non vi saranno nuovi lanci di droni o missili a meno di eventuali ritorsioni da parte di Israele. «Non sappiamo se e come reagirà Israele e se e come risponderà a sua volta l'Iran», ha dichiarato all'agenzia di stampa AFP Kamel al-Harami, esperto del mercato petrolifero, da Dubai.
Johannes von Mandach, economista senior presso l'agenzia di consulenza zurighese Wellershoff & Partners, vede ampi margini per un'escalation che si ripercuoterà sull'economia globale. «Il rischio di un'ulteriore inasprimento del conflitto non deve essere sottovalutato. Il conflitto è più vicino alla nostra porta di quanto potremmo pensare. I paesi occidentali potrebbero essere rapidamente coinvolti, soprattutto nella lotta contro i sostenitori dell’Iran», spiega su 20 Minuten.
Un’esasperazione della guerra avrebbe queste conseguenze:
In caso di escalation, l’Iran potrebbe fermare le sue esportazioni di petrolio o attaccare le strutture di consegna del petrolio. È anche possibile che eserciti pressioni su paesi come l’Iraq affinché riducano le proprie forniture. Lo scenario peggiore per i mercati, secondo Harami, sarebbe l’interruzione del traffico marittimo nello Stretto di Hormuz. Questa tratta via mare collega il Golfo Persico con il Mar Arabico: circa un quinto del petrolio commerciato a livello mondiale la percorre. In caso venisse reciso il canale, il prezzo del petrolio potrebbe schizzare alle stelle, spiega von Mandach.
Da novembre i miliziani Houthi dello Yemen attaccano le navi mercantili nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden. Le compagnie di navigazione stanno quindi aumentando i protocolli di sicurezza o adottando deviazioni, il che finora ha più che raddoppiato i costi di trasporto. Nel fine settimana l'Iran ha sequestrato una nave porta container con collegamenti con Israele. Pertanto, i prezzi di negoziazione potrebbero continuare a salire.
L’economia globale è strettamente interconnessa, afferma von Mandach. Finora i mercati in Cina e in Europa si sono comportati bene. «Ma se la fiducia diminuisce e i consumatori acquistano meno, o le aziende riducono i loro investimenti, ciò si ripercuoterà sull'economia e sui mercati azionari», afferma von Mandach.
Se si verificasse un’ulteriore escalation, è probabile che l’aumento dei prezzi dell’oro raggiunga ulteriori record. «L'oro è considerato un bene rifugio in tempi di crisi, proprio come il franco svizzero. Entrambi diventeranno probabilmente più costosi», afferma von Mandach.