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SVIZZERAPoco lavoro e più tempo libero, questo vuole la generazione Z

17.04.24 - 10:55
Un atteggiamento, quello dei giovani, favorito da genitori "amici" e che potrebbe presto mettere in pericolo il benessere della Svizzera.
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Fonte ats
Poco lavoro e più tempo libero, questo vuole la generazione Z
Un atteggiamento, quello dei giovani, favorito da genitori "amici" e che potrebbe presto mettere in pericolo il benessere della Svizzera.

BERNA - Per i giovani il lavoro ha perso prestigio, i 15-30enni non si definiscono nel loro impiego, ma in quello che fanno nel tempo libero: un atteggiamento frutto della situazione demografica - penuria di manodopera - e dell'educazione dei genitori che potrebbe mettere in pericolo il benessere di un paese come la Svizzera. Lo sostiene Rüdiger Maas, noto psicologo tedesco specializzato nella ricerca sulle generazioni.

Rapporto invertito - «Per la generazione Z» - cioè i nati tra il 1996 e il 2010 - «il rapporto si è invertito: non sono i giovani a candidarsi per un impiego, sono le aziende a candidarsi per assumerli, sono esse che devono fare degli sforzi per reclutarli», sostiene il 45enne in un'intervista pubblicata oggi dal St. Galler Tagblatt. «O per dirla in altro modo: in alcuni settori, come quello informatico, i giovani si sentono più clienti che dipendenti e, come tutti sappiamo, il cliente è re».

«Da un lato, il lavoro è meno al centro della vita dei giovani di un tempo, dall'altro ci sono molti più posti vacanti, il che significa che i giovani devono fare meno sforzi», prosegue il direttore dell'Institut für Generationenforschung (istituto per la ricerca intergenerazionale) di Augsburg (Augusta, in Baviera). «La maggior parte di loro non pensa nemmeno a prepararsi per un colloquio di lavoro. Non sono nemmeno un po' nervosi».

Le aspettative - Cosa si aspettano dal datore di lavoro? «Di norma la possibilità di finire presto la giornata, di avere ferie a sufficienza e di essere impiegati a orario ridotto. Vogliono essere inoltre percepiti positivamente e apprezzati, quindi cercano un ambiente di lavoro piacevole in cui non ci sia una forte pressione sulle prestazioni».

«Cercano la Work-Life-Separation, cioè una chiara divisione tra professione e tempo libero», prosegue lo specialista con studi in Germania e Giappone. Il senso del lavoro? «Questo è un tema per le generazioni precedenti: i giovani d'oggi non cercano più un significato nel lavoro, ma nel tempo libero. Un buon lavoro ha perso il suo prestigio, le persone non si definiscono più attraverso la loro professione. Io mi sento ancora uno psicologo dopo il lavoro, sono sicuro che lei si sente un giornalista: non sarà più così per i vostri futuri dipendenti».

Il guadagno non è un fattore - Ma chi lavora maggiormente - osserva il cronista - guadagna anche di più: questo non attira? «Tutti i giovani hanno uno smartphone, molti hanno un iPhone da 1000 franchi, lo pagano i genitori. Di conseguenza non hanno più fame quando entrano sul mercato del lavoro. E i grandi obiettivi sono ormai irrealistici: la classe media non può quasi più permettersi una casa. L'auto non è più uno status symbol. Perché guadagnare di più quando si può avere più tempo libero?».

Il ruolo dei genitori - Secondo l'esperto queste tendenze dipendono da una parte dalla scarsità di manodopera, cioè dalla stessa situazione demografica, dall'altra dall'educazione dei genitori. «Per loro i figli sono la cosa più importante, quindi fanno il più possibile a loro beneficio. La generazione Z è abituata a un ambiente circostante che si adatta, non ad abituarsi all'ambiente. Non hanno imparato che a volte occorre impegnarsi».

«Purtroppo i genitori non sollecitano più i loro figli: al contrario, li imitano e agiscono nel mondo dei bambini. Non si vedono più come educatori, ma come migliori amici dei ragazzi. Così facendo, sbagliano nella concezione del loro ruolo». Le conseguenze? «Rendono difficile lo sviluppo dei figli come individui indipendenti. Oggi i figli discutono di tutto con i genitori. Ad esempio, se i giovani non sono sicuri di dover lasciare il posto di lavoro, chiedono ai genitori, anche se hanno trent'anni. E se sono alla ricerca di un nuovo impiego, mamma e papà sono pronti ad aiutarli. Questo funziona solo perché i figli di oggi condividono gli stessi valori dei genitori: si chiama neo-convenzionalismo. Una volta le persone si scontravano con i loro genitori: la generazione del '68 era ribelle e veniva rimproverata dagli anziani. Il movimento Friday for Future, invece, viene lodato da genitori e insegnanti».

«Non imparano a perdere» - «Le prestazioni sono discreditate», continua Rüdiger. «Nel calcio, nei campionati giovanili di basso livello non esistono più classifiche: ai bambini è vietato vincere. Ma ancora peggio: si impedisce ai bambini di imparare a perdere. Questo è fatale. E forse è solo l'inizio. Se non ci sono più classifiche nel calcio, probabilmente presto saranno aboliti anche i voti in ginnastica, poi quelli in disegno e infine in matematica. Non ci sono prove scientifiche che i bambini che perdono a calcio sviluppino disturbi mentali. Stiamo svalutando le prestazioni e proteggendo qualcosa che non ha bisogno di essere protetto».

Il ruolo dei social media - Importante è anche il ruolo dei social media. «Durante la pandemia, i ragazzi hanno trascorso tra le 60 e le 70 ore alla settimana sui social. Ciò significa che la formazione sociale nel mondo analogico è stata trascurata. I flussi infiniti su Instagram e TikTok suggeriscono migliaia di grandi opportunità: c'è un influencer fighissimo che si sta rilassando sulla spiaggia di Bali e io devo lavorare qui?».

«Inoltre, i social media stanno portando a un livellamento dei valori», insiste l'autore di diversi libri, l'ultimo dei quali porta il titolo "Genaration arbeitsunfähig" ("Generazione incapace di lavorare: come i giovani ci costringono a ripensare il lavoro e la società di oggi"). «In passato se qualcuno era vittima di bullismo almeno conosceva i suoi aguzzini. Non è questo il caso del cyberbullismo. Se pubblico qualcosa di sbagliato, può scatenarsi una shitstorm e improvvisamente centinaia di migliaia di persone anonime si prendono gioco di me. Questo è catastrofico per un quindicenne. Di conseguenza per evitare tutto questo i ragazzi si comportano in modo socialmente desiderabile».

Un problema per l'economia - Riassumendo, c'è una carenza di manodopera qualificata e una giovane generazione per la quale il lavoro non è più così importante: quali le conseguenze per l'economia? «Sono lì da vedere. Inizialmente smetterà di crescere così rapidamente, poi ristagnerà e infine si ridurrà. È il caso della Svizzera, della Germania e di altri paesi dell'Europa centrale. La storia è diversa in Spagna, dove abbiamo avuto un lungo periodo di disoccupazione giovanile: ora sono affamati». E fuori dall'Europa? «La Generazione Z è maggioritaria in Africa, dove il mercato del lavoro è competitivo. E grazie alla digitalizzazione, possono offrire i loro servizi sul mercato del lavoro globale più facilmente di prima. Anche in molti paesi asiatici, anche in quelli in cui il tasso di natalità è in forte calo, la fame di realizzazione è visibile. I giovani non sono soddisfatti della loro situazione materiale e riconoscono di avere la possibilità di cambiarla attraverso il lavoro», conclude l'intervistato.

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COMMENTI
 

Mario Bianchi 8 mesi fa su tio
Viviamo in una società ipocrita. Tutti, e dico tutti, potremmo lavorare meno e goderci maggiormente la vita. Era la previsione di John Maynard Keynes. Secondo lui, nel 2030, avremmo lavorato tutti in media 15 ore alla settimana. Perché non è così, sebbene viviamo nella società dell'abbondanza? Perché c'è qualcuno che non lo vuole e preferisce far credere che la CONVENZIONE dei 5 giorni lavorativi sia la cosa migliore e sia la normalità (ai tempi degli antichi romani la convenzione era la schiavitù e la tesi era che l'economia senza gli schiavi non avrebbe retto: sic!). Visto che la Gen Z stupida non è, fa la cosa giusta. I veri ipocriti sono tutti quei capitalisti investitori che se ne infischiano del bene della società (investire in fondi ESG è stato considerato fuffa per un sacco di tempo) e si interessano solo ed esclusivamente a investire soldi dove hanno più ritorno pecuniario. È un sistema malato, come mettono in luce anche film stile The Big Short. Chi lavora per le banche può permettersi di fare errori catastrofici per la società, e chi paga? Dai, continuiamo pure a credere che pagare 15 milioni al CEO dell'UBS sia la cosa giusta e che il suffragio universale no, non va bene. Continuamo a raccontarci le storielle che viviamo in una società equa, piena di opportunità. Ma per chi? Per chi è ricco che diventa ancora più ricco, perché i poveri poveri restano e i ricchi se no infischiano degli altri. Quando da 6 giornate lavorative si è passati a 5 giornate lavorative, il mondo non è crollato (ma dai!). È tempo forse di passare a 4 giornate lavorative, al posto di continuare a raccontare favole pensando che qualcuno è ancora disposto ad ascoltarle.

F/A-19 8 mesi fa su tio
Risposta a Mario Bianchi
Caro Mario, per me puoi anche lavorare un giorno alla settimana ma poi la paga diminuisce di conseguenza e poi le fatture le paghi con i soldi dei Monopoli. Purtroppo i Cinesi non hanno regole, lavorano il doppio di noi e per un decimo della nostra paga, infatti ci stanno dominando. Noi continuiamo pure con le pretese, gli aumenti e mille diritti che poi ci sotterrano in pochi anni. Bello sognare ma la realtà è un’altra.

RV50 8 mesi fa su tio
Giusto più tempo libero meno lavoro più salario !!!! perché non chiedete di farvi mantenere senza fare niente ? io e come me tanti hanno lavorato incominciando a 16 anni come apprendista 45 ore settimanali ; salario 1mo anno 40 Fr ,- al mese 2do anno 80Fr.- 3zo anno 120Fr.- 4 anno 160Fr.- lavoravo come elettricista , e oltre tutto un sabato al mese cera la pulizia e il rinnovo del materiale in magazzino. Certo noi non eravamo così frustrati come questi giovani ed eravamo più sereni e contenti con quel poco che avevamo . Oggi chi a 18 anni non ha un'auto "vip" non si sente realizzato , ma ringraziate i vostri nonni e genitori che vi hanno portato "purtroppo" nel benessere facile ed ora vi é tutto dovuto , cominciate a fare qualche rinuncia forse le cose vi potrebbero anche andare meglio!!! altrimenti avrete veramente un futuro tragico ; e non troppo lontano.

Equalizer 8 mesi fa su tio
Se i genitori la smettessero di mantenere questi parassiti e gli dessero un pedata dove dico io del tipo Lazzaro alzati e cammina, la situazione sarebbe ben diversa. E dico questo rispettando tutta la parte di Gen Z che si toglie la paglia dal ... e si da da fare per essere parte attiva della società.

Andy 82 8 mesi fa su tio
tradotto...voia dà fan.... saltom adoss. Sempre peggio..

M70 8 mesi fa su tio
mi sembra che la maggior parte dei giovani vogliono un lavoro ed uno stipendio che gli permetta di vivere..cosa che soprattutto in Ticino non trovano!...

Aaahhh 8 mesi fa su tio
Se non lavorano non pagano le pensioni a chi li ha preceduti. Dovremmo arrangiarci. Va bene però toglietemi dalle tasse i costi della scuola e che loro si arrangino a formarsi. In tal modo il patto sociale è devastato ma almeno siamo in pari.

pag 8 mesi fa su tio
no davvero`???? noi delle generazioni precedenti invece voglaimo lavorare sempre di piu'! vaciapairatt

lvgaxsempre 8 mesi fa su tio
"I tempi difficili creano uomini forti. Gli uomini forti creano tempi sereni. Tempi sereni creano uomini deboli. E gli uomini deboli creano tempi difficili"

Gufo1 8 mesi fa su tio
Risposta a lvgaxsempre
La cosa tragica é che pure in tempi difficili non creiamo più uomini forti, perchè nel frattempo ci facciamo raggirare di quelli veuti da fuori, più sfacciati e prepotenti. Soccomberemo di fronte alla concorrenza.

sWiSs_PiRaTe 8 mesi fa su tio
Risposta a lvgaxsempre
stavo per scrivere la stessa identica cosa... si arriverà a quello che desiderano queste generazioni, ma molti di essi dovranno adoperarsi per far si che ciò avvenga, di certo non avverrà da sé con uno schiocco di dita alla Thanos...

Gufo1 8 mesi fa su tio
Ringraziamo il buonismo e l'individualismo imperanti che i nostri circoli progressisti hanno inculcato per decenni nella nostra società. Una sberla al momento opportuno è ora paragonata ad un crimine ed un'educazione lontanamente autoritaria è considerata come un abominio. Ora vediamo i risultati. Anzi, per meglio dire, i nodi verranno al pettine quando ci si accorgerà – e manca poco a questo momento - che il sistema collasserà: sempre meno contributi incassati a causa del lavoro a tempo parziale e sempre più costi sociali causati da un numero crescente di spostati mentali ed inetti.

F/A-19 8 mesi fa su tio
Risposta a Gufo1
Nel frattempo “via sicura” tromba un po’ di persone e rallenta chi cerca di guadagnarsi la pagnotta, siamo una società in pieno declino con infiltrazioni estere che peggiorano la situazione, i nostri politici poi, con le fette di salame sugli occhi, pensano che tutto vada bene, forse nel loro orticello tutto va bene ma ci accorgeremo tutti tra pochi anni il degrado che avremo creato.
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