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SVIZZERALa critica: «Sbagliato parlare di genocidio». Tremano gli studenti ebrei in Svizzera

14.05.24 - 20:30
Pericoloso il boicottaggio degli accademici nei confronti di Israele. «Non si conosce la storia se oggi si avanzano queste richieste»
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La critica: «Sbagliato parlare di genocidio». Tremano gli studenti ebrei in Svizzera
Pericoloso il boicottaggio degli accademici nei confronti di Israele. «Non si conosce la storia se oggi si avanzano queste richieste»

ZURIGO - Le proteste studentesche filo-palestinesi hanno raggiunto diverse università a Basilea, Berna, Friburgo e Ginevra. I manifestanti protestano per una “Palestina libera”, accusano Israele di aver compiuto un genocidio e chiedono il boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane.

I partecipanti all’occupazione stanno attirando l’attenzione sui social media grazie alle manifestazioni d'odio nei confronti di Israele e la propaganda filo-Hamas.

All'Università di Ginevra alcuni attivisti hanno issato uno striscione con il logo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (FPLP), entità che “celebra” l'attacco di Hamas del 7 ottobre come un atto di resistenza e che è stata classificata come organizzazione terroristica dall'UE e dagli USA. La polizia è intervenuta stamattina presto per sgomberarli, sfollando una cinquantina di manifestanti che si rifiutavano di andarsene.

«Un appello alla violenza» - Domenica, il gruppo Associazioni studentesche ebraiche in Svizzera ha pubblicato un comunicato: «Slogan come “Dal fiume al mare” negano a Israele il diritto di esistere e dovrebbero essere intesi come un appello alla violenza». Gli studenti ebrei dell'Università di Losanna sono dello stesso avviso. Al Sonntagsblick hanno dichiarato di temere per la loro incolumità, tanto da spingerne alcuni a non indossare più apertamente la stella di David e la kippah.

«Liberi d'esprimerci» - «La libertà d'espressione è un bene prezioso e tali manifestazioni devono essere possibili. Il desiderio di attirare l’attenzione sulla guerra in Medio Oriente e sulle azioni dell’esercito israeliano è legittimo», è il commento di Önder Güneş, presidente della Federazione delle Organizzazioni Islamiche Svizzere (FOIS). Güneş ritiene inoltre comprensibile la richiesta di maggiore trasparenza: «Se la collaborazione con le università israeliane porta allo sviluppo di sistemi utilizzati in guerra, ciò dovrebbe essere reso pubblico».

Allo stesso tempo, invita gli organizzatori e i partecipanti alla moderazione. «Le dichiarazioni antisemite non possono essere tollerate. Non deve nemmeno accadere che gli studenti ebrei non si sentano più al sicuro».

Güneş vorrebbe maggiori sforzi da parte della direzione universitaria per iniziare un dialogo: «Dove, se non nell’università, c’è spazio per un dialogo costruttivo e critico tra le due parti?». Suggerisce, ad esempio, che i rappresentanti di entrambi gli schieramenti siano invitati ad una tavola rotonda guidata.

«Trappole discriminatorie» - «Quanto dichiarato durante l'occupazione a Berna cade in numerose trappole discriminatorie, soprattutto attraverso grossolane semplificazioni», commenta Philip Bessermann, amministratore delegato della Fondazione contro il razzismo e l'antisemitismo (GRA). Bessermann critica diversi aspetti delle proteste, come l'uso di termini quali “genocidio” o “stato di apartheid”. Quindi fa il punto su quelle che sono, a suo modo di vedere, alcune distorsioni della realtà:

Inversione autore-vittima: «Questo elemento centrale delle teorie del complotto antisemita gioca un ruolo centrale anche nelle proteste universitarie. I “sionisti” sono ricchi e potenti e quindi non possono mai essere vittime, ma devono essere carnefici. I manifestanti mostrano solidarietà con le persone più deboli e credono di essere dalla parte giusta. L’attacco terroristico di Hamas e la situazione geopolitica generale in Medio Oriente vengono però ignorati».

Cecità nei confronti della storia: «Il boicottaggio degli accademici e delle istituzioni israeliane, e quindi spesso ebraiche, ricorda tempi bui. Negli anni ’30 la demonizzazione gettò le basi e fece da terreno fertile per lo sterminio degli ebrei in Europa. Non si conosce la storia se oggi si avanzano richieste in questa direzione».

Più sfumature: «La richiesta di dialogo degli occupanti sembra poco onesta laddove si utilizzano immediatamente richieste estreme come il boicottaggio e termini demonizzanti come "stato di apartheid". Il dialogo sarebbe molto più credibile se i manifestanti si sforzassero di formulare una critica articolata al governo di Israele. Ciò è possibile, ma difficilmente sotto forma di slogan semplificati».

Gli studenti ebrei non vengono presi sul serio: «Alcuni studenti ebrei non si sentono più al sicuro nelle università. Anche qui la direzione universitaria fallisce quando afferma che non tollererà più le proteste solo quando diventeranno antisemite. Alcuni lo stanno già facendo, e se un ebreo teme che la situazione possa degenerare, questo dovrebbe essere un motivo sufficiente per fermare le proteste».

Il "no comment degli occupanti" - Interpellati da 20 minuten, i manifestanti di Basilea e Berna o evitano di parlare o non rispondono alle domande cruciali.

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