Il Consiglio federale boccia senza appello l'iniziativa popolare.
BERNA - Tassare le eredità milionarie per finanziare la politica climatica «non è una buona idea». Ne è convinto il Consiglio federale che boccia senza appello l'iniziativa popolare della Gioventù socialista (GISO) "Per una politica climatica sociale finanziata in modo fiscalmente equo (Iniziativa per il futuro)" poiché «contraria al federalismo fiscale e dannosa per l'attrattiva della Svizzera quale approdo per i grandi patrimoni».
Gli obiettivi dell'iniziativa - L'iniziativa del GISO propone un'imposizione del 50% sulle successioni e sulle donazioni superiori a 50 milioni di franchi. Il gettito dell'imposta spetterebbe in ragione di due terzi alla Confederazione e di un terzo ai Cantoni e dovrebbe essere impiegato in modo vincolato per contrastare la crisi climatica "in modo socialmente equo" e apportare all'economia nel suo complesso la trasformazione necessaria a tal fine. Il finanziamento della politica climatica, nelle intenzioni dei promotori, sarebbe assunto dall'1% delle persone più facoltose.
I motivi del "no" - Per il Governo, l'iniziativa va respinta senza opporle un controprogetto, né diretto né indiretto. La Confederazione e i Cantoni perseguono già oggi una politica climatica attiva e legittimata democraticamente da anni di negoziati, ricorda una nota governativa odierna.
Storia - In particolare, con la votazione del 18 giugno 2023 sulla legge sul clima e sull'innovazione, l'elettorato li ha incaricati di ridurre a zero le emissioni nette di gas serra entro il 2050. La decarbonizzazione della Svizzera è incentivata anche dalla politica energetica. Una delle rivendicazioni centrali dell'iniziativa è pertanto già soddisfatta.
La politica climatica ed energetica attuale prevede misure vincolanti in particolare anche per i settori che producono il maggior numero di emissioni di gas serra, vale a dire quello immobiliare, industriale e dei trasporti. L'iniziativa non avrebbe quindi alcun effetto incentivante e non indurrebbe nemmeno i ricchi ad adottare un comportamento rispettoso del clima, poiché dovrebbero versare l'imposta in ogni caso.
Al contempo, l'iniziativa crea falsi incentivi per quanto riguarda l'impiego dei fondi. La Confederazione e i Cantoni dovrebbero impiegare le entrate generate dalla nuova imposta per finanziare la politica climatica. A determinare l'entità delle uscite non sarebbero quindi le esigenze effettive della politica climatica, ma l'ammontare dei fondi ottenuti. In tal modo, vi è il rischio che tali uscite siano inefficienti e non rispondano alle necessità.
Il Consiglio federale sottolinea che «la Confederazione e i Cantoni investono già circa 2,5 miliardi di franchi all'anno nei settori dell'energia e della protezione del clima».
Perdita di attrattiva - A parare dell'esecutivo, inoltre, con la nuova imposta meno persone facoltose sceglierebbero la Svizzera come Paese di residenza. Ad oggi, nei Cantoni e nei Comuni i patrimoni di questi Paperoni sono già gravati da un'imposta perlopiù progressiva che frutta ogni anno circa nove miliardi. Tra i membri dell’OCSE solamente in altri due Stati è riscossa un'imposta sul patrimonio.
È quindi prevedibile che, nonostante eventuali contromisure, parte delle persone potenzialmente interessate lascerebbe la Svizzera o potrebbe decidere di non stabilirvisi in futuro. In tal modo, rischiano di diminuire non solo le entrate fiscali stimate dai promotori dell'iniziativa, ma anche quelle provenienti dall'imposta sul reddito, anch'essa progressiva, prelevata da Confederazione, Cantoni e Comuni.
Attualmente, due terzi del gettito dell'imposta federale diretta provengono da circa il 5% dei contribuenti con i redditi più elevati, e oltre il 44% del gettito dell'imposta sul patrimonio proviene dall’1% delle persone più facoltose.
Cantoni, preservare autonomia finanziaria - Infine, l'iniziativa popolare avrebbe importanti ripercussioni sull'autonomia finanziaria dei Cantoni. Le imposte sulle successioni e sulle donazioni sono imposte cantonali. L'iniziativa prevede esplicitamente che la competenza dei Cantoni di riscuotere un'imposta sulle successioni rimanga invariata.
Con un'imposta sulle successioni a livello federale occorrerebbe chiedersi quanto margine di manovra resterebbe ai Cantoni per i valori patrimoniali superiori a 50 milioni di franchi. Essi contribuirebbero alle entrate provenienti dall'imposta nazionale sulle successioni in ragione di un terzo, ma le loro competenze nell'impiego della quota cantonale sarebbero limitate dalla destinazione vincolata.