il settore del reclutamento del personale è uno di quelli con il maggiore utilizzo dell'IA.
Nella Confederazione, il 32% dei dipendenti delle aziende usa l'Intelligenza artificiale. La media europea è del 23%
BERNA - I dati parlano da soli: secondo lo studio realizzato da Michael Page, società specializzata nella ricerca di personale, il 32% dei dipendenti di aziende con sede in Svizzera ha dichiarato di usare, nel proprio lavoro, l’intelligenza artificiale. La percentuale è maggiore rispetto alla media europa, ferma al 23%.
I settori - I comparti della tecnologia e dei servizi commerciali e finanziari sono i più avanzati nell’adozione dell’IA. «Confermo l’estrema attenzione delle aziende - spiega Romain Magnin, direttore di Novatix - molte si trovano in una fase di test. Spesso la tecnologia si muove troppo velocemente perché il tessuto economico possa assorbire».
Mancano tecnici - Un problema è che non ci sono abbastanza persone specializzate in grado di utilizzare l’intelligenza artificiale. «Per esempio - continua Magnin - Microsoft dà la possibilità di creare assistenti virtuali in grado di lavorare direttamente in un file excel. Però, mancano i tecnici capaci di sfruttare la possibilità».
Produttività in aumento - Il mondo del reclutamento svizzero sta facendo molto affidamento sull’IA: «Ci sono strumenti in grado di prendere automaticamente appunti durante i colloqui di lavoro, creare griglie di analisi dei candidati e redigere rapporti automatici. La produttività è cresciuta del 40%».
I dipendenti sono soddisfatti - La nuova tecnologia fa gola anche ai dipendenti: secondo lo studio, quasi 7 su 10 sono convinti che la loro carriera lavorativa migliorerà. «L'intelligenza artificiale è in grado di strutturare un'enorme quantità di informazioni e di renderle disponibili in modo molto efficiente, il che significa che un nuovo dipendente può essere integrato in un'azienda molto più rapidamente».
C'è voglia di sperimentare - C’è la consapevolezza della necessità di formazione sul tema. «L’80% dei dipendenti vuole imparare a utilizzare meglio l’IA per migliorare la propria efficienza e la velocità di adattamento ai lavori futuri. Quasi tre intervistati su cinque ritengono che l'IA influenzerà i loro piani di carriera a lungo termine».
IA non significa disoccupazione - Non è tutto rose e fiori: «Le aziende dovranno essere molto trasparenti con il proprio personale - continua lo studio - sarà necessario fornire una comunicazione aperta da parte dei datori di lavoro su come intendono utilizzare l'IA e sul suo impatto sui posti di lavoro. Sarà necessario convincere le persone che l'adozione dell'IA non significa disoccupazione».
La questione etica - L’uso dell’intelligenza artificiale solleva anche questioni etiche. «Per esempio, ci sono i temi della protezione dei dati e del copyright. Ma la rivoluzione ormai è in corso».