Public Eye e IBFAN hanno presentato alla SECO la richiesta di un'azione legale.
BERNA - L'indagine di Public Eye e IBFAN (International Baby Food Action Network) sui doppi standard di zucchero in due dei marchi di alimenti per l'infanzia più venduti di Nestlé, diffusa qualche settimana fa, ha suscitato indignazione in tutto il mondo. L'inchiesta aveva portato la luce che i prodotti "Cerelac" e "Nido", promossi come sani ed «essenziali per lo sviluppo del bambino» nei Paesi a basso e medio reddito, contengono al contrario alti livelli di zucchero aggiunto, in palese contraddizione con le linee guida dell'OMS. Una enorme contraddizione se si pensa che in Svizzera gli stessi prodotti sono venduti senza zuccheri.
Ecco dunque che, in collaborazione con IBFAN, Public Eye chiede alla Segreteria di Stato per l'Economia (SECO) di intervenire per porre fine a questa pratica commerciale scorretta e immorale, al fine di proteggere non solo i bambini, ma anche la reputazione della Svizzera, dove ha sede Nestlé. E lo hanno fatto presentando questo mercoledì una richiesta di azione legale, «pienamente motivata».
Per la Svizzera si tratta di un'enorme responsabilità - Le organizzazioni invitano la Seco ad appellarsi all'articolo 10.3 della Legge federale contro la concorrenza sleale (UCA), uno strumento legale che la Svizzera potrebbe usare per porre fine a comportamenti concorrenziali sleali da parte di aziende che hanno ripercussioni negative all'estero, "per proteggere l'interesse pubblico". «Secondo l'UC - scrivono Public Eye e IBFAN nel comunicato diffuso - la Confederazione ha il diritto di intervenire se "la reputazione della Svizzera all'estero è minacciata o danneggiata". Il marketing ingannevole e aggressivo di Nestlé e i suoi doppi standard sullo zucchero dimostrano un comportamento sleale che colpisce centinaia di migliaia di persone nei Paesi a basso reddito».
Sottolineano poi che la Svizzera, in quanto sede del più grande gruppo alimentare del mondo, ha una responsabilità particolare. E per tanto «deve indagare sulle pratiche commerciali problematiche di Nestlé e, se necessario, porvi fine».
Prodotti contro le linee dell'OMS - Le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sostengono che l'esposizione precoce allo zucchero nei primi due anni di vita sia strettamente correlata alla predisposizione a malattie come obesità, diabete e cardiovascolari. La cassa di risonanza delle rivelazioni di Public Eye e dell'International Baby Food Action Network (IBFAN) hanno fatto scalpore nei media, spingendo le autorità, in particolare in India, Nigeria e Bangladesh, ad avviare indagini. Dall'indagine è infatti emerso che nei mercati chiave di Nestlé in Africa, Asia e America Latina, i latti per la crescita Nido contengono in media quasi 2 grammi di zuccheri aggiunti per porzione, mentre i cereali per bambini Cerelac ne hanno quasi 4 grammi. Mentre, in Svizzera e nei principali mercati europei, questi prodotti sono venduti senza zuccheri aggiunti.
Contenuto zuccherino non noto - Il paradosso è che questi prodotti, nei Paesi a basso reddito, sono promossi come salutari e studiati apposta per i bambini, facendo ricorso per la loro promozione professionisti della salute e influencer. Nonostante, il Codice Internazionale di Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno vieti qualsiasi pubblicità di latti per la crescita e alimenti per bambini che contengano "alto contenuto di zucchero". Ma non finisce qui, perché si dà il caso che nella maggior parte dei Paesi, Nestlé non rende noto il contenuto di zuccheri aggiunti dei suoi prodotti.