L'Unione sindacale svizzera critica il gioco d'anticipo del Consiglio federale giudicato «in contraddizione con la prassi democratica»
BERNA - La riduzione del canone radiotelevisivo prevista dal Consiglio federale raccoglie un gran numero di reazioni negative. Molti non gradiscono che il governo intenda agire per ordinanza e ignorando la procedura di consultazione. Dal canto suo la Società svizzera di radiotelevisione (SSR) è pronta a battersi contro l'iniziativa popolare "200 franchi bastano! (Iniziativa SSR)".
L'azienda cui fanno capo le emittenti pubbliche accoglie con favore la chiara presa di posizione dell'esecutivo contro la proposta di modifica costituzionale lanciata da UDC, Giovani liberali radicali (GLRS) e Unione svizzera delle arti e mestieri (usam) che mira a portare il canone a 200 franchi.
D'altro canto la SSR prende atto della decisione governativa di ridurlo gradualmente a 300 franchi entro il 2029. L'azienda si dice pronta a dimostrare ancora una volta, dopo l'iniziativa popolare federale "Sì all'abolizione del canone radiotelevisivo (Abolizione del canone Billag)", bocciata in votazione nel marzo 2018, il valore aggiunto del servizio pubblico audiovisivo per la società.
Sinistra preoccupata - La SSR rinvia alla sua presa di posizione in occasione della procedura di consultazione. L'adozione della revisione parziale dell'Ordinanza sulla radiotelevisione (ORTV) causerebbe una riduzione degli introiti di 240 milioni di franchi, il taglio di 900 posti di lavoro, rinunce alla copertura di grandi eventi sportivi, un minor sostegno ai film e alle serie svizzere, nonché meno trasmissioni di eventi culturali.
Anche i Verdi sono preoccupati per le minori entrate per la SSR. Gli ecologisti giudicano sbagliata la concessione del Consiglio federale a UDC, GLRS e usam. Alber Rösti, capo del Dipartimento federale delle comunicazioni (DATEC), agendo per via di ordinanza ancora una volta sta bypassando il parlamento, come già avvenuto in merito all'abbattimento dei lupi, si legge in una nota. Sulla stessa lunghezza d'onda anche il PS, secondo cui indebolire la SSR non ha senso. Un servizio pubblico forte in ambito mediatico è una necessità assoluta in una democrazia.
USS: metodi antidemocratici - La riduzione del canone è in contrasto con l'attuale concessione per la SSR, con l'esito della procedura di consultazione e con le decisioni delle competenti commissioni parlamentari, scrive l'Unione sindacale svizzera (USS). Con il tentativo di opporsi a "200 franchi bastano!" con la modifica di ordinanza, il Consiglio federale sta privando la SSR di 200 milioni di franchi. L'inevitabile conseguenza di questo "smantellamento" è un indebolimento ancora più marcato del settore culturale e mediatico svizzero nel suo complesso. L'altra federazione sindacale, Travail.Suisse, non ritiene che l'abbassamento del canone possa contrastare l'iniziativa popolare. Propone invece che il parlamento «elabori un solido controprogetto indiretto».
SSM: Decisione "scioccante" - Per il Sindacato svizzero dei massmedia (SSM), la decisione del governo è «scioccante, un attacco massiccio» al servizio pubblico radiotelevisivo in Svizzera. Ignorando le raccomandazioni delle commissioni e senza attendere i dibattiti parlamentari e il voto sull'"Iniziativa SSR", il Consiglio federale sta privando le emittenti pubbliche di ingenti risorse finanziarie, senza alcuna necessità o giustificazione credibile.
L'Associazione delle televisioni regionali svizzere (TeleSuisse) e le radio private ritengono che la riduzione del canone non debba andare a loro discapito. Le misure di risparmio dovrebbero essere applicate esclusivamente alla SSR. Quest'ultima non deve realizzare economie nella sua collaborazione con gli operatori regionali.
Suisseculture, organizzazione che difende gli interessi delle associazioni di creatori artistici, professionisti dei media e società attive nella difesa del diritto d'autore, ha reagito con irritazione al fatto che il Consiglio federale abbia ignorato la maggioranza dei partecipanti alla consultazione e non intenda coinvolgere il parlamento. Una SSR forte è essenziale per una creazione culturale indipendente e diversificata in tutte le regioni linguistiche.
Anche il mondo dello sport non lesina critiche. Swiss Olympic (l'ente che è simultaneamente Comitato nazionale olimpico e Associazione delle federazioni sportive svizzere che rappresentano discipline olimpiche e no) si rammarica per la riduzione del canone, che rischia di portare a una copertura sportiva significativamente minore e meno diversificata.
Usam: progetto del governo insufficiente - Per l'usam, la proposta del Consiglio federale «non modifica in alcun modo l'inaccettabile doppia imposizione delle imprese ed è puramente cosmetica». Il canone per le aziende continua infatti a dipendere dal fatturato. La riduzione generale del canone per le famiglie è invece gradita, soprattutto in un periodo di aumento dei prezzi. Tuttavia, finché il canone non sarà completamente abolito, l'usam continuerà a sostenere l'iniziativa "200 franchi bastano!". Contattato da Keystone-ATS, il comitato d'iniziativa non ha ancora reagito alle decisioni odierne del Consiglio federale.