Si chiama Body Integrity Dysphoria e la Svizzera è leader nella ricerca su questo raro disturbo dell'immagine corporea
ZURIGO - Vorrebbero essere ciechi o vedersi su una sedia a rotelle, ma anche eliminare una parte del loro corpo che non sentono loro e che percepiscono come estranea, un di più. In medicina questa patologia (per fortuna) rara è conosciuta come Body Integrity Dysphoria (BID) e la Svizzera è leader nella ricerca.
A portare alla luce la questione è un articolo del TagesAnzeiger, che ha raccolto la testimonianza di un paziente che «desidera disperatamente vivere senza la sua gamba sinistra». È il desiderio di disabilità infatti che anima i pazienti affetti da questa malattia e per raggiungere l'obiettivo sono disposti a tutto.
Disposti a ogni sorta di automutilazione per raggiungere lo scopo - La persona di cui ha raccolto la testimonianza il quotidiano zurighese ci ha provato, arrivando a «mettere la gamba sinistra in un secchio di ghiaccio secco 8 ore per danneggiarla a tal punto che i medici dovrebbero amputarla». Poi la confessione riguardo quel suo istinto di automutilazione: «Posso capire quanto strano possa sembrare alle persone il mio desiderio di amputazione - ha detto al Tagi - soprattutto alle persone che hanno perso un arto a causa di circostanze tragiche».
Il neuropsicologo Peter Brugger: «Uomini maggiormente colpiti delle donne» - Il neuropsicologo Peter Brugger racconta che «gli uomini soffrono di BID molto più frequentemente delle donne e la maggior parte di loro vuole un'amputazione della gamba sinistra, da uno a due centimetri sopra il ginocchio».
In uno studio effettuato su 16 soggetti e pubblicato nel 2020, il ricercatore e il suo team «hanno utilizzato tecniche di imaging per scoprire che le parti del corpo non accettate sono rappresentate in modo inadeguato nel cervello e la corteccia cerebrale è più sottile in questi casi. Ciò indica che qualcosa non va nelle aree corrispondenti» ha riferito al quotidiano zurighese.
In Svizzera decine le persone affette da BID e un alto numero di casi non dichiarati - Il neuropsicologo Brugger ipotizza che in Svizzera siano decine le persone affette da BID ed è dell'idea che via sia un alto numero di casi non dichiarati: «Pochissime persone osano ammettere la propria malattia perché è un tabù».
La realtà virtuale in soccorso di questi pazienti - Attualmente non esiste un rimedio medico. Secondo Gianluca Saetta, ricercatore al Politecnico di Zurigo, «la psicoterapia e i farmaci di solito non hanno successo». Va meglio con la realtà virtuale. Uno studio ha simulato un'amputazione nei pazienti affetti da BID. Il paziente sentito dal Tagi ha indossato degli occhiali VR «e ha ammirato il moncone che rimaneva della sua gamba sinistra nell'illusione creata in questo modo».
«Mi è piaciuto quello che ho visto» ha ammesso. I ricercatori sono arrivati alla conclusione che «l'umore di molti soggetti affetti da BID è migliorato per mesi dopo una singola sessione di VR. Questo suggerisce che la realtà virtuale potrebbe essere un metodo promettente per accompagnare la terapia».
L'ultima spiaggia: l'amputazione - Molto spesso, l'unica soluzione è l'amputazione, pratica in Svizzera vietata per il trattamento della BID e che pone anche questioni di natura assicurativa «in quanto le persone colpite dovranno ricevere cure ortopediche per il resto della loro vita».
Così qualcuno opta per interventi chirurgici in Paesi come il Messico, dove operazioni di questo genere sono consentite. I pazienti hanno riferito di non essersi pentiti «di aver deciso di sottoporsi a un intervento che ha cambiato la sua vita» ha affermato il neuropsicologo Brugger.