L'accusa è stata formulata da una relatrice delle Nazioni Unite durante la presentazione di un rapporto sulla violenza contro le donne
Il riferimento è alla regolamentazione che vige in materia di prostituzione
GINEVRA - Berna respinge al mittente le accuse di essere «uno Stato pappone» formulate da un'esperta dell'ONU «nei confronti del nostro Paese. Questo termine non è per nulla appropriato», ha affermato oggi l'ambasciatore elvetico all'ONU di Ginevra Jürg Lauber.
Nel suo rapporto presentato venerdì scorso alle Nazioni Unite, la relatrice speciale sulla violenza contro le donne, Reem Alsalem, ha preso di mira in particolare la Svizzera. La relatrice dell'ONU ritiene che in diversi Paesi, tra cui la Svizzera, «lo Stato legalizza, organizza e regolamenta l'attività e i profitti derivanti dalla prostituzione altrui, nonché tutti i locali dove si esercita il commercio del sesso».
Il testo sottolinea che«"la depenalizzazione del commercio sessuale ha impedito ai trafficanti di essere identificati e perseguiti attivamente come avrebbero dovuto» nel Paese.
Le discussioni su questo tema controverso «devono essere condotte senza giudizi morali», ha dichiarato Lauber. Ha ricordato che la lotta contro la violenza di genere è una questione molto importante per la Svizzera.
Lauber ha aggiunto che la legalizzazione della prostituzione ha permesso di proteggere le lavoratrici del sesso. Un divieto potrebbe spostare le conseguenze «nella clandestinità», ha aggiunto.
Registrare i clienti come delinquenti - Alsalem, che si è espressa a nome personale, ha chiesto di porre fine all'acquisto di atti sessuali nel mondo. Vuole inoltre che i consumatori siano registrati come delinquenti. La relatrice ha sollecitato un quadro giuridico suddiviso in cinque componenti: dalla protezione delle vittime alla depenalizzazione delle prostitute, passando per la criminalizzazione dell'acquisto di atti sessuali e del procacciamento, nonché una campagna di informazione rivolta ai consumatori.
Nel suo rapporto, Alsalem ha chiesto anche che vengano posti degli ostacoli all'acquisto di atti sessuali. Secondo la relatrice, le persone che vi ricorrono dovrebbero essere inserite in un registro dei delinquenti sessuali. La relatrice ha rivolto un appello affinché il diritto internazionale ponga fine alla pornografia. I crimini contro le prostitute dovrebbero essere considerati come femminicidi, ha insistito.