Per i giganti della distribuzione le alternative non mancano e non pubblicizzare la carne sposterebbe i clienti verso fornitori meno etici
ZURIGO - «Vendete troppi prodotti di origine animale». È l'ultimo attacco lanciato da Greenpeace Svizzera nei confronti di due delle catene di supermercati più importanti della Svizzera. Stiamo parlando di Coop e Migros che, stando all'organizzazione non governativa, sono responsabili per circa un terzo dell'intera impronta climatica del Paese.
Un fenomeno da ricondurre alla vendita di prodotti di origine animale - ovvero carne, pesce, uova e latticini - e responsabile tramite Coop per il 47%, tramite Migros tra 31 e il 43% delle emissioni di gas serra totali.
Greenpeace accusa i due gruppi di investire molti più soldi in progetti di comunicazione e marketing per spingere la vendita di prodotti di origine animale, a discapito dei prodotti di origine vegetale. Insomma, guarderebbero al loro tornaconto allontanando di fatto l'obiettivo net zero entro il 2050, portato avanti da entrambi i gruppi.
Coop risponde ricordando gli «oltre 2200 prodotti etichettati alternativi, di cui oltre 1900 vegani offerti in tutta la Svizzera. Tra questi le oltre 100 alternative prive di proteine animali e le più di 50 alternative al latte», sottolinea la portavoce di Coop per il Ticino Francesca Destefani.
Per quanto riguarda il costo maggiore dei prodotti alternativi alla dieta onnivora, Destefani precisa che questi sono dovuti a una «produzione inferiore che influenza il prezzo finale». Ma tiene a precisare: «Coop persegue la strategia di riduzione dei prezzi anche in questo settore, lo ha già fatto e continuerà a farlo anche in futuro».
Anche Migros rispedisce le accuse al mittente. «Dobbiamo guardare in faccia la realtà - afferma a tio/20 Minuti la portavoce Carmen Hefti -. La stragrande maggioranza dei consumatori svizzeri vuole ancora consumare carne, almeno occasionalmente. La domanda di pollo è persino in aumento. Quel che vogliamo è che tutti possano poter fare la spesa da Migros: che si tratti di una persona carnivora o di un vegano che predilige i nostri prodotti V-Love». Se così non si facesse: «Rischieremmo di perdere clienti che soddiferebbero comunque il loro fabbisogno di carne con prodotti provenienti dall’estero, per esempio, da Paesi dove il benessere degli animali non viene rispettato».
E per quanto riguarda l'impegno di net zero entro il 2050 ribadisce: «Abbiamo preso un impegno e lo rispetteremo».