Il Consiglio federale starebbe valutando l'ipotesi di una misura definita di "accompagnamento" per non scontentare l'UDC
BERNA - Come porre un freno all'immigrazione? Con una tassa tra i 5mila e i 30mila franchi all'anno da imporre ai lavoratori specialisti provenienti da un Paese estero: è quello cui starebbe pensando il Consiglio federale, stando a quanto riporta il Tages-Anzeiger. Così una parte dei profitti finirebbe alla collettività.
La proposta non è nuovissima ed era già saltata fuori dopo che nel 2014 il popolo svizzero aveva approvato l'iniziativa sull'immigrazione a firma UDC: ora viene nuovamente tirata fuori dai cassetti della politica. E sempre perché di mezzo c'è l'ennesima iniziativa e sempre a firma UDC, quella del «no» a una svizzera da 10 milioni di abitanti prima del 2050.
Il Consiglio federale ha espresso a chiare lettere l'intenzione di non contrastare l'iniziativa dei democentristi ma solamente di "assecondarla" con misure di accompagnamento: una di queste sarebbe "l'obolo" d'imposta applicato a determinate figure professionali estere che lavorano nei grandi gruppi (ad esempio come Google) con sede in Svizzera.
Siccome a chi far pagare davvero questa tassa non è ancora chiaro (fra le ipotesi anche quella che a subirsi il balzello finanziario - forse pari a mezzo anno di stipendio - sarà lo stesso datore di lavoro), toccherà adesso al Dipartimento di giustizia del Consigliere federale Beat Jans dirimere l'enigma.
Lo scetticismo del mondo imprenditoriale e degli economisti - La faccenda non è stata proprio presa benissimo sia dal mondo economico che da quello imprenditoriale. Al Tagi, ad esempio, Rudolf Minsch, economista capo dell'organizzazione mantello Economiesuisse., ricorda che «la Svizzera dipende da ricercatori e specialisti extracomunitari per poter continuare a svolgere attività di ricerca e sviluppo di alta qualità». Gli ha fatto eco l'Associazione dei datori di lavoro: «Siamo molto scettici», ha affermato al quotidiano zurighese il portavoce Stefan Heini.
Le critiche dei partiti - Ma le critiche piovono anche dai partiti: «Una tassa del genere colpirebbe le persone sbagliate», ha sottolineato il copresidente del PS Cédric Wermuth. «Penalizzare le persone che poi vengono ad aiutarci a sostituire i lavoratori qualificati mancanti mi sembra molto ingiusto».
Sulla stessa linea di pensiero si trova il consigliere nazionale dei Verdi Balthasar Glättli: «Sarebbe più intelligente eliminare gli ostacoli burocratici per riconoscere la formazione dei rifugiati che si trovano comunque in Svizzera». Inoltre - ha precisato - «l'assistenza all'infanzia dovrebbe essere resa disponibile come servizio pubblico per tutti, in modo da aumentare il tasso di occupazione, soprattutto per le donne. Anche il leader del Partito Verde Liberale Jürg Grossen smonta la proposta: «Sarebbe il modo sbagliato per rendere più difficile alla nostra economia l'assunzione di specialisti».
C'è chi come il presidente del partito di centro Gerhard Pfister definisce la cosa come una «proposta a metà. Il Consiglio federale l'ha comunicata senza poter nemmeno iniziare a mostrare i dettagli del suo progetto. Non vedo alcuna strategia su come il Consiglio federale intenda contrastare efficacemente l'iniziativa popolare dell'SVP».
Il progetto del Governo federale scontenta la stessa compagine dell'UDC. «La Svizzera deve diventare più selettiva quando si tratta di immigrazione dall'UE», ha detto il capogruppo parlamentare Thomas Aeschi. «L'iniziativa popolare dell'UDC è l'unico modo per contenere l'immigrazione a lungo termine».
Di mezzo ci sono però i rapporti con la UE, che ai piani alti di Berna non vogliono turbare. Del resto è stato lo stesso "ministro" della Giustizia Jans ad avvertire che «una tassa sull'immigrazione per i cittadini dell'UE sarebbe una restrizione alla libera circolazione delle persone difficilmente accettabile dai nostri partner europei». Insomma, una partita con una tattica ancora un pò confusa e tutta da giocare.
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