Il presidente dell'UDC Marcel Dettling è totalmente contrario al sostegno pubblico dato a «un imbarazzante evento arcobaleno».
BERNA - Cresce la resistenza contro un sostegno pubblico di milioni di franchi in vista dell'organizzazione della prossima edizione di Eurovision Song Contest (ESC), l'evento canoro europeo che nell'edizione di quest'anno è stato vinto dall'artista bernese Nemo.
«È giusto che su questo spreco di denaro siano i cittadini a decidere e non solo la classe politica», afferma il presidente dell'UDC Marcel Dettling in dichiarazioni riportate oggi dal Tages-Anzeiger (TA). «Sarebbe meglio donare il denaro a coloro che sono stati gravemente colpiti dalle intemperie invece di buttarlo per un imbarazzante evento arcobaleno».
Il tempo stringe: l'ente radio-televisivo SRG SSR vuole decidere in agosto quale città potrà ospitare nel 2025 il concorso. Zurigo, Basilea, Ginevra, Berna e Bienne (BE) - città natale di Nemo - hanno presentato le loro candidature e sono pronte a sostenere finanziariamente l'evento.
L'UDC però promette battaglia: a Berna ha già annunciato che promuoverà un referendum contro il credito cantonale di circa 30 milioni di franchi. Questo, secondo TA, potrebbe significare la fine della candidatura bernese, indipendentemente dal fatto che un giorno il popolo si esprima per il sì o per il no: una votazione non sarebbe infatti possibile prima dell'anno prossimo, quando la SRG SSR avrà già deciso quale città ospiterà la manifestazione.
Secondo il quotidiano è però molto probabile che il referendum bernese non rimanga l'unico: il prossimo potrebbe essere promosso a Zurigo. Seconda la sindaca Corine Mauch l'ESC si sposa perfettamente con la cosmopolita città sulla Limmat e municipio nonché consiglio comunale hanno già dato via libera a un credito quadro di 20 milioni di franchi.
Ieri sera la sezione cittadina dell'UDC ha deciso di non lanciare un referendum: ma ci stanno pensando i giovani democentristi. «La città farebbe meglio ad abbassare le imposte piuttosto che spendere molti soldi per eventi inutili», argomenta Naemi Dimmeler, presidente dei Giovani UDC di Zurigo. A suo avviso ESC è stato ripetutamente utilizzato in modo improprio per scopi politici, sia per promuovere un terzo genere che per diffondere antisemitismo.
Dimmeler sarebbe quindi favorevole a un referendum: nulla è però ancora stato deciso, sono in corso trattative con altre organizzazioni e partiti che potrebbero contribuire alla raccolta delle 2000 firme necessarie entro 60 giorni. Una si è già schierata: si tratta del Bund der Steuerzahler (federazione dei contribuenti), che in un comunicato diffuso oggi ha fatto sapere che si batterà contro l'evento, giudicando incomprensibile l'uso di denaro pubblico per una manifestazione privata.
Stando a TA se si dovesse andare al voto la candidatura di Zurigo sarebbe fortemente in pericolo. La chiamata alle urne potrebbe infatti svolgersi al più presto in novembre e a quel punto SRG SSR potrebbe aver già deciso a favore di un'altra località. Secondo il portavoce Edi Estermann, citato dalla testata zurighese, le città sono state informate «che il rischio di referendum sarà incluso nella valutazione». Gli impegni finanziari senza obbligo di referendum sono «meno rischiosi e offrono una maggiore sicurezza di pianificazione». In definitiva, però, tutti gli aspetti dovranno essere soppesati, conclude l'addetto stampa.
Sul tema in mattinata ha preso posizione anche l'Unione democratica federale (UDF), partito che alle ultime elezioni federali ha raccolto l'1,2% dei voti e due mandati in Consiglio nazionale: secondo il partito tutti i crediti in Svizzera dovrebbero essere sottoposti a votazione. Verrà quindi lanciato il referendum ovunque.
Sebbene il concorso canoro abbia il potenziale per essere un allegro festival popolare negli ultimi anni si è sviluppato in una direzione diversa, si rammarica l'UDF. Di recente gli episodi antisemiti sono diventati più frequenti e sono aumentate anche le esibizioni che celebrano il satanismo e l'occultismo, viene argomentato. Non è quindi giusto che i contribuenti debbano pagare la gran parte dei costi stimati in 40 milioni di franchi, conclude la formazione politica conservatrice di ispirazione cristiana.