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BASILEAAnziana uccisa da un malato mentale in libertà. La polizia ora fa chiarezza

12.08.24 - 15:14
Perché l'omicida era fuori dalla clinica psichiatrica e non era accompagnato? Le autorità spiegano cosa è andato storto.
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Anziana uccisa da un malato mentale in libertà. La polizia ora fa chiarezza
Perché l'omicida era fuori dalla clinica psichiatrica e non era accompagnato? Le autorità spiegano cosa è andato storto.

BASILEA - A seguito delle continue sollecitazioni da parte della stampa, la polizia di Basilea Città ha indetto una conferenza stampa sull’omicidio avvenuto giovedì a Nasenweg, nel quartiere di Breite. Una donna di 75 anni è stata trovata morta sulla tromba delle scale. Ad ucciderla è stato un ragazzo di 32 anni ricoverato presso l'Ospedale psichiatrico universitario di Basilea. Il ragazzo dieci anni fa si era reso responsabile di altri due omicidi.

Il fatto che abbia commesso un altro omicidio mentre era in libertà  ha acceso il dibattito su come comportarsi con i delinquenti malati di mente. Da parte della politica sono state avanzate richieste per una pratica più restrittiva nell’alleggerire le pene detentive. 

“Trattare i delinquenti malati di mente comporta dei rischi” - A prendere la parola è stato Lukas Engelberger,  capo del Dipartimento della Salute della città di Basilea. Dopo aver espresso le condoglianze ai parenti della vittima, ha subito specificato che i criminali malati di mente sono innanzitutto pazienti. «Il loro trattamento comporta inevitabilmente dei rischi. Ci assumiamo questa responsabilità da anni. In questo caso, potrebbe darsi che questa responsabilità sia stata tragicamente ignorata».

«Siamo davvero costernati», ha dichiarato Michael Rolaz, direttore della Clinica psichiatrica universitaria di Basilea (UPK). «Per noi è molto importante concentrarci sulla riduzione del rischio di recidiva e, in ultima analisi, sulla reintegrazione degli autori di reato. I pazienti hanno anche il diritto di ricevere visitatori, e possono essere soggetti a un allentamento delle misure protettive. Va inoltre considerato che molti criminali vengono curati e reintegrati con successo». Le autorità ospedaliere vogliono comunque, sulla base di quello che è successo, sottoporre il caso a una valutazione esterna.

Il rischio di recidiva - E passiamo al punto più controverso e alla domanda che molti lettori si sono fatti: come è possibile che uno a cui è stata diagnosticata una schizofrenia avesse la possibilità di gironzolare all'aperto senza nemmeno un accompagnatore. Sabine Uhlmann, responsabile del Sistema penale a livello cantonale, ha spiegato che la prevenzione delle ricadute da parte di un paziente criminale è standardizzata in tutti i Cantoni e ovunque viene utilizzato lo stesso modello per valutare il rischio di recidiva. La decisione se un allentamento dell’applicazione delle norme sia un’opzione o meno è sempre ampiamente sostenuta da una commissione indipendente di esperti. Ogni anni viene analizzata la possibilità affinché il paziente possa godere o no della liberazione condizionale. Se la condizione psicopatologica è stabile, allora può essere concessa la scarcerazione. Ma questo è un processo che avviene gradualmente. Inizialmente si è accompagnati. Inoltre prima di ogni risultato c’è una nuova valutazione. Un downgrade è possibile in qualsiasi momento. «Il condannato deve imparare ad affrontare il disturbo diagnosticato in modo da non commettere più reati».

Affinchè non succeda più - Il direttore della clinica forense dell'UPK, Henning Hachtel ha tenuto a sottolineare che è stato fatto tutto ciò che l'iter scientifico. «Il trattamento ospedaliero al chiuso all'interno di una clinica viene effettuato secondo standard rigorosi, in parte standardizzati a livello internazionale. Dopo che l'autore del reato entra in clinica, viene sottoposto a una visita medica completa e viene trattato in un ambiente multimodale. Disponiamo internamente di un elevato livello di competenza, ha specificato Hachtel. Il focus del trattamento è fortemente focalizzato sulla riduzione del rischio di recidiva. Gli allentamenti delle restrizioni avvengono gradualmente e servono anche a verificare l'andamento del trattamento».

Hachtel ha pure spiegato che prima che si possa ottenere un'uscita non accompagnata, vengono prima adottate diverse misure coercitive e uscite accompagnate. Un iter che finora ha sempre avuto successo. «Ora occorre verificare se tutto è andato correttamente in questo specifico caso, che attualmente è oggetto di un'indagine» ha spiegato Stephanie Eymann. «L’obiettivo deve essere quello di garantire che tali atti non si ripetano», ha voluto sottolineare Eymann visto anche l'acceso dibattito politico che si è sviluppato in questi giorni sull'applicazione delle misure per i delinquenti affetti da malattie mentali.

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