La decisione della Commissione dell'economia del Nazionale, dopo una votazione molto serrata e «nonostante le perplessità».
BERNA - Il progetto governativo, realizzazione di una mozione accolta dal parlamento, di ridurre il limite di franchigia IVA nel traffico turistico da 300 a 150 franchi va portato avanti «nonostante le perplessità» emerse durante la procedura di consultazione.
È quanto deciso oggi dalla Commissione dell'economia e dei tributi del Nazionale (CET-N), anche se per un solo voto di differenza (12 a 11 e 2 astensioni).
La maggioranza della CET-N è convinta che una riduzione del limite di franchigia consentirà di riportare in Svizzera creazione di valore, si legge in una nota odierna dei servizi parlamentari, mentre una minoranza teme una contrazione del potere d'acquisto delle persone con reddito modesto e un aumento della burocrazia.
La situazione attuale - Attualmente, chi fa la spesa in Italia o in altri Paesi vicini per un totale fino a 300 franchi non deve dichiarare nulla in dogana e non deve quindi pagare alcuna tassa. Con l'obiettivo di scoraggiare il turismo degli acquisti e diminuire l'attrattiva dello shopping fuori dal territorio elvetico, il Parlamento ha accolto una mozione volta a riequilibrare questa franchigia.
Nel novembre 2023, il Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha quindi presentato un progetto in merito, proponendo di abbassare la franchigia a 150 franchi per persona a partire dal 1° gennaio 2025. Un taglio più drastico, era stato fatto notare all'epoca, incrementerebbe eccessivamente il lavoro di sdoganamento e i controlli ai valichi di frontiera.
Pareri discordanti - La procedura di consultazione, conclusasi nel marzo scorso, ha dato risultati discordanti. Ad esempio, l'associazione dei commercianti al dettaglio Swiss Retail Federation (come l'Unione svizzera delle arti e mestieri) vorrebbe che il limite di esenzione dall'IVA venisse portato a 50 franchi, in quanto il sistema attuale svantaggia il settore elvetico. Il dimezzamento a 150 franchi non basterebbe a risolvere il problema.
Anche per Economiesuisse l'adeguamento previsto non è sufficientemente vantaggioso. Ridurre la franchigia non affronta infatti la questione fondamentale dell'"isola dei prezzi elevati" svizzera.
Per il PS invece, il progetto non farebbe altro che penalizzare i consumatori. Alcune persone dipendono dall'acquisto di alimenti all'estero perché non possono permettersi i prezzi alti della Svizzera, evidenziavano i socialisti, che inoltre temono un'eccessiva burocrazia.
Contro la riduzione dell'esenzione fiscale si è schierata pure la Fondazione svizzerotedesca per la protezione dei consumatori (SKS), che ha lanciato una petizione. A suo avviso, tale misura comporterebbe un aumento del traffico e della burocratizzazione, mentre a rimetterci sarebbe il personale doganale e la popolazione.
C'è anche però chi si è schierato a favore dell'esecutivo, come il PLR, secondo cui il progetto contribuisce a rafforzare la competitività delle regioni di confine, oggi "falsata dallo Stato". A favore della proposta anche l'UDC.