Berna vuole abolire il divieto di costruzione di nuove centrali nucleari adottato nel 2017. «Teniamo conto delle preoccupazioni del popolo».
BERNA - Il Consiglio federale vuole abolire il divieto di costruzione di nuove centrali nucleari adottato nel 2017. Oggi ha annunciato l'elaborazione di un controprogetto indiretto che tiene conto delle preoccupazioni espresse nell'iniziativa popolare "Elettricità per tutti in ogni momento (stop al blackout)".
Il Governo condivide l'opinione del comitato d'iniziativa secondo cui l'apertura tecnologica è un prerequisito necessario per assicurare anche a lungo termine la copertura della crescente domanda di elettricità in modo rispettoso del clima e affidabile, spiega un comunicato. «L'attuale divieto di costruire nuove centrali nucleari non è compatibile con l'obiettivo dell'apertura tecnologica e comporta inoltre rischi anche per lo smantellamento degli impianti esistenti».
Le quattro centrali nucleari nazionali attualmente in funzione coprono circa un terzo della produzione totale di elettricità in Svizzera. Dispongono tutte di una licenza d'esercizio a tempo indeterminato e possono rimanere operative finché sono sicure.
Quando queste centrali saranno dismesse, l'elettricità che verrà a mancare dovrà essere compensata da altri impianti di produzione. «È ancora da vedere - precisa il Consiglio federale - se il potenziamento delle energie rinnovabili avverrà tanto rapidamente da permettere di sopperire con tempestività alle capacità produttive venute meno e di coprire il fabbisogno elettrico crescente».
Negli ultimi anni il mercato elettrico e la politica climatica hanno conosciuto cambiamenti radicali. La Svizzera ora punta all'azzeramento delle emissioni entro il 2050. Questo implica la sostituzione dei combustibili fossili con energia elettrica prodotta nel rispetto del clima e quindi l'opzione di compensare l'elettricità mancante attraverso centrali a gas, come si ipotizzava qualche anno fa, non è più praticabile. Le centrali elettriche a petrolio e a gas potranno essere solo utilizzate come riserve in caso di emergenza.
A causa delle tensioni geopolitiche, inoltre, non è più possibile fare affidamento sulla possibilità di importare in qualsiasi momento la quantità di energia elettrica mancante sul territorio nazionale, come fatto in passato.
La Costituzione federale prevede già un approvvigionamento energetico diversificato, la revoca del divieto di costruire nuove centrali nucleari quindi non richiede una modifica costituzionale, come prevede l'iniziativa. È sufficiente un adeguamento a livello legislativo.
Il testo prevede inoltre che la Confederazione definisca le responsabilità per la sicurezza dell'approvvigionamento elettrico, «ma ciò non è necessario perché la Costituzione federale stabilisce già che la Confederazione e i Cantoni devono impegnarsi nell'ambito delle loro rispettive competenze per l'approvvigionamento energetico», afferma il Governo. Inoltre l'iniziativa potrebbe mettere in discussione l'eventuale esercizio di centrali di riserva in caso di penuria di energia elettrica.
Per tutte queste ragioni il Consiglio federale respinge l'iniziativa popolare, ma elaborerà un controprogetto indiretto entro la fine dell'anno. La consultazione durerà sino alla fine del prossimo mese di marzo. In seguito il Parlamento discuterà dell'iniziativa e del controprogetto.
Piovono minacce di referendum
L'idea del Consiglio federale di abolire il divieto di costruzione di nuove centrali nucleari non va giù a tutti. Diversi partiti e associazioni minacciano di ricorrere al referendum.
L'Alleanza per l'uscita dal nucleare ha criticato la decisione del governo: «È una contraddizione eclatante della volontà popolare», si legge in una presa di posizione odierna. Le 31 organizzazioni che compongono l'alleanza chiedono a esecutivo e parlamento di rispettare la decisione del popolo. Viene valutato l'uso del referendum.
Secondo l'alleanza, l'energia atomica è «dannosa e pericolosa». «Con la decisione a favore di nuove centrali il Consiglio federale si muove attivamente verso nuovi pericoli per la salute della popolazione svizzera».
Simile la posizione della Fondazione svizzera per l'energia (Schweizerische Energiestiftung, SES), secondo cui il governo sta sabotando la svolta energetica. Anche a detta di questa organizzazione l'annuncio fatto dall'esecutivo è contrario alla volontà del popolo.
Sinistra ed ecologisti insorgono - A livello di partiti politici, non si è fatta attendere la reazione della sinistra e degli ecologisti. L'annuncio del Consiglio federale ha scioccato Verdi e Verdi liberali. Entrambi i partiti hanno già parlato di referendum.
Anche le due formazioni politiche sottolineano come il governo debba rispettare la volontà dei cittadini, che hanno votato per l'uscita dal nucleare nel 2017.
I Verdi liberali hanno annunciato che si opporranno al rilancio delle centrali nucleari «attraverso tutte le vie giuridiche possibili».
Anche sul fronte del PS regna lo sconcerto: in una presa di posizione i socialisti parlano di decisione «irresponsabile» da parte del governo. Oltre al mancato rispetto della volontà popolare, il ritorno al nucleare porterebbe centrali troppo tardi, troppo care e con rischi per la sicurezza, senza contare la produzione di scorie
La posizione di Greenpeace - Anche Greenpeace attacca il governo federale: «Invece di sprecare tempo e denaro con l’energia nucleare, il consigliere federale Albert Rösti dovrebbe rispettare la volontà popolare. Le votazioni sull’eliminazione del nucleare nel 2017 e sulla legge sull’elettricità nel 2024 hanno dimostrato che la popolazione vuole passare rapidamente alle energie rinnovabili ed efficienti – per proteggere il clima e la nostra indipendenza».