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SVIZZERA«E ora aumentate gli stipendi del 5%»

02.09.24 - 11:07
È la richiesta dell'Unione sindacale svizzera (USS) che denuncia una situazione allarmante sull'andamento dei salari. Stipendi fermi al 2019
Tipress
Fonte ATS/RED
«E ora aumentate gli stipendi del 5%»
È la richiesta dell'Unione sindacale svizzera (USS) che denuncia una situazione allarmante sull'andamento dei salari. Stipendi fermi al 2019

BERNA - Aumenti salariali del 5% per il prossimo anno. Lo chiedono l'Unione sindacale svizzera (USS) e le federazioni affiliate, che sottolineano come nonostante una congiuntura economica generalmente buona, i salari reali sono oggi inferiori ai livelli del 2019.

L'evoluzione in Svizzera è «allarmante», ha dichiarato oggi la presidente del sindacato Unia Vania Alleva in una conferenza stampa a Berna. Il potere d'acquisto dei lavoratori si è ridotto e molte persone «si ritrovano a fine mese con fatture importanti e salari insufficienti, che non permettono più veramente di vivere».

«Il forte aumento del costo della vita, abbinato all'evoluzione insufficiente dei salari, mostra chiaramente che sono necessari sostanziali aumenti salariali per colmare il divario», ha aggiunto, secondo il testo del suo discorso.

Il ritorno dell'inflazione, la pandemia di Covid-19 e la guerra in Ucraina vengono spesso utilizzati per spiegare questo sviluppo sfavorevole. Tuttavia, non è la prima volta che la Svizzera si trova a dover far fronte a un'impennata inflazionistica, constata il presidente dell'USS Pierre-Yves Maillard, che denuncia una scelta «ideologica».

Nei decenni passati vi era consenso sul principio dell'indicizzazione degli stipendi e delle pensioni al costo della vita. «Questo consenso manca nella crisi del potere d'acquisto che stiamo vivendo», aggiunge il "senatore" vodese del PS.

Conseguenza: «Il lavoro ha perso il suo valore nel senso economico del termine». I dipendenti lavorano ogni anno con un po' più di intensità. La produttività aumenta, ma guadagnano meno. Questa situazione «non è accettabile». Dobbiamo recuperare questo ritardo affinché il valore del lavoro sia nuovamente sufficientemente riconosciuto, sostiene il vodese.

I salari sono in ritardo - Affinché la distribuzione tra lavoro e capitale non cambi, i salari dovrebbero aumentare tanto quanto la produttività più l'inflazione. Con un aumento della produttività di oltre l'1,5% all'anno, i salari sono «in ritardo di oltre il 5%», spiega il capo economista dell'USS Daniel Lampart. Detto altrimenti: «Se si sfruttasse il potenziale di crescita salariale, oggi i redditi medio-bassi guadagnerebbero dai 300 ai 500 franchi in più al mese».

Eppure, la situazione economica rimane generalmente buona. Soprattutto il settore finanziario, ma anche grandi settori dell'economia nazionale come l'edilizia, il commercio al dettaglio o l'industria alimentare annunciano un buon andamento degli affari. Ma in molte branche e aziende, la maggior parte dei profitti va alle casse aziendali o agli azionisti, invece che al personale.

Secondo Vania Alleva in Svizzera un posto di lavoro su dieci è poco retribuito. Ciò concerne mezzo milione di persone, soprattutto donne. E anche l'apprendistato non garantisce un salario equo.

Non meno di 4500 franchi al mese - In questo contesto, la presidente di Unia chiede salari minimi «adeguati». Dal suo punto di vista gli stipendi non dovrebbero essere inferiore a 4500 franchi mensili, 5000 franchi per chi ha effettuato un apprendistato. Alleva chiede anche una rivalorizzazione nei settori con bassi salari.

I servizi pubblici e parapubblici non vengono risparmiati, nota Natascha Wey, segretaria generale del Sindacato svizzero dei servizi pubblici (VPOD/SSP). Molti iscritti hanno subito nuovamente una flessione del salario reale lo scorso anno, in particolare nel settore sanitario e sociale (con un calo del 2% nel 2023, dopo l’1,9% osservato nel 2022).

«Questi risultati sono scioccanti visto che i Cantoni hanno registrato complessivamente un'eccedenza di 2,2 miliardi di franchi nel 2023, mentre il deficit iscritto a preventivo era di 1,6 miliardi», accusa Wey, invitando i datori di lavoro a «ritrovare la ragione».

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