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SVIZZERASvizzera indietro nella digitalizzazione scolastica? «È un bene»

07.09.24 - 14:17
La psicologa Aida Bikic interviene sulla sperimentazione di un liceo grigionese che limita l'uso di ausili digitali fra gli studenti
Foto Deposit
Fonte Tages-Anzeiger
Svizzera indietro nella digitalizzazione scolastica? «È un bene»
La psicologa Aida Bikic interviene sulla sperimentazione di un liceo grigionese che limita l'uso di ausili digitali fra gli studenti

ZUOZ - «Non fate come noi!». Il monito è di una psicologa (che adesso vive in Danimarca ma che ha un trascorso elvetico), Aida Bikic, che non vede di buon occhio la digitalizzazione sfrenata fra i banchi di scuola e condivide l'esperimento in atto in una scuola grigionese di Zuoz dove gli studenti possono usare il cellulare molto poco: due ore solo la sera e per niente mentre sono in classe.

In un'intervista rilasciata al Tages-Anzeiger la psicologa racconta di essere tornata «in Svizzera in agosto per discutere con docenti e genitori i vantaggi di un collegio senza cellulari». Questo perché dove lei vive attualmente è il «Paese più digitalizzato d'Europa, dove la digitalizzazione è arrivata persino negli asili nido e nelle scuole materne. I bambini ricevono gli iPad quando iniziano la scuola e nelle aule non ci sono quasi più libri».

Così è stata coinvolta nel progetto del Lyceum Alpinum di Zuoz dove si sta cercando di capire in che misura «gli studenti traggono beneficio dalla limitazione dell'uso degli smartphone». Fra questi, ne è convinta, c'è sicuramente «il successo dell'apprendimento e il dialogo tra i giovani»

«Il Ministero della Salute danese - ha spiegato al TAGI - ha raccomandato di limitare il tempo trascorso sullo schermo per i bambini dai 5 ai 17 anni a una o due ore al giorno durante il tempo libero. I quindicenni trascorrono in media quattro ore sugli schermi a scuola e poi altre cinque a casa, soprattutto sui social network».

A quelle latitudini parlano oramai di vere e proprie "cavie digitali". Il suggerimento alle istituzioni politiche svizzere coinvolte nella materia è di «evitare il modello danese» dove «l'eccessiva digitalizzazione in tutti i settori ai nostri bambini e ragazzi» ha portato al fatto che «il 63% dei bambini del quarto anno e il 73% del settimo anno preferiscono passare il tempo al cellulare piuttosto che con i loro amici».

«Molti bambini non sono più in grado di concentrarsi su un compito lungo o su un film perché condizionati dai contenuti brevi e veloci di piattaforme come Tiktok» ha dichiarato. E ripete che «i meccanismi di dipendenza dei giochi e dei social media sono dannosi per i bambini e i ragazzi il cui cervello non è ancora completamente sviluppato. Comportano problemi di concentrazione e possono compromettere lo sviluppo cognitivo e il sistema di ricompensa».

Per la psicologa il problema sono anche i genitori: «Danno ai figli un iPad non appena sono tristi o arrabbiati, distraendoli dai sentimenti difficili invece di aiutarli a elaborarli. Anche i disturbi d'ansia e i sintomi depressivi sono associati a un consumo elevato». Ma il problema è molto più grande.

«Vediamo casi di tredicenni che accettano estranei nelle loro "cerchie di amici" su Snapchat e poi ricevono foto porno non richieste -ha spiegato al Tagi - Tiktok e Instagram sono molto poco regolamentati e molti contenuti estremi arrivano ai giovani, persino ai bambini. Il livestream di un suicidio, per esempio».

Nel reparto di psichiatria giovanile di Copenaghen, «un giovane su due che si autolesiona dichiara di essere stato ispirato dai social media» ha ricordato la psicologa, che sull'esperimento in atto nella scuola grigionese fa sapere che «rimarrà in vigore per sei mesi dopodiché si valuterà l'efficacia e si deciderà se introdurre in modo permanente le restrizioni all'uso del cellulare. Sono sicuro che questo migliorerà la concentrazione nelle classi, le abilità sociali e le relazioni tra gli scolari» afferma.

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