Il recente inasprimento della politica migratoria tedesca si fa sentire anche alle nostre latitudini. «È inaccettabile»
BERNA / BERLINO - Dopo l'attacco terroristico a Solingen, la Germania ha ulteriormente inasprito i controlli alle frontiere. Decine di migliaia di migranti non potranno entrare nel Paese nemmeno per capire se possono ottenere o meno asilo. La prassi è oggetto di discussione anche in Svizzera, come scrive la NZZ am Sonntag.
L'accordo con le autorità tedesche - Gli agenti della polizia tedesca possono circolare liberamente tra la stazione ferroviaria di Basilea e quella di Badischer Bahnhof (sempre Basilea). La autorità svizzere godono di una certa reciprocità.
Secondo la polizia di Stoccarda, dall'autunno scorso sono state respinte in Svizzera in media 1'200 persone al mese. Gran parte di queste sono state controllate alla stazione ferroviaria di Badischer Bahnhof. Se nel momento del controllo la polizia tedesca si rende conto che i migranti non possiedono alcuna possibilità di ottenere asilo in Germania, li consegnano alle autorità svizzere. Quando i migranti manifestano il desiderio di ottenere asilo, vengono collocati in un centro di accoglienza in Svizzera.
Un trucco per non garantire l'asilo - Ora, però, c'è il sospetto che la polizia tedesca stia usando un trucco per consentire un maggior numero di respingimenti al confine. La settimana scorsa, la rivista tedesca "Spiegel" aveva sottolineato che la richiesta di asilo non è un'opzione esplicitamente indicata nel questionario consegnato ai migranti che giungono al confine.
Vengono suggerite solo quattro risposte: una visita ad amici o parenti, una vacanza, un viaggio di lavoro o un lavoro. Se i migranti indicano una delle quattro opzioni, non avrebbero più la possibilità di ottenere asilo in Germania.
Una politica troppo severa - La pratica è oggetto di critiche in Svizzera. Il responsabile per l'integrazione dei migranti nel cantone di Basilea Città, Thomas Kessler, ha dichiarato alla NZZ am Sonntag: «La Svizzera applica alla lettera la legge sulla migrazione, mentre i Paesi confinanti se ne infischiano sempre di più».
Anche Petra Gössi (PLR) si è espressa in merito, specificando che l'accordo riguarda anche la gestione dei pendolari e delle merci e che non va dunque sospeso immediatamente. Ma rimane comunque «inaccettabile il fatto che la Germania estenda la sua giurisdizione fino in Svizzera, senza prima permetterci di adeguare la nostra politica migratoria».
Secondo Pascal Schmid (UDC), invece, il Consiglio federale non ha approfittato dello slancio con cui altri Paesi hanno ridotto i controlli alle frontiere: «Lo chiediamo da tempo, ma ci hanno sempre detto che una tale iniziativa violerebbe Schengen. Non vedo l'ora di vedere la Germania esclusa dall'area Schengen», ha concluso ironicamente Schmid.