Sul Contratto due posizioni apparentemente inconciliabili, quella dei sindacati e quella delle Ferrovie. Nel mezzo, dipendenti e viaggiatori
ZURIGO - Sono tempi incerti per i dipendenti delle Ferrovie federali svizzere (FFS). Da un lato, la proposta del gruppo di esperti della Confederazione che punta a risparmiare centinaia di milioni di franchi sui trasporti pubblici e il taglio agli indennizzi per le perdite dovute al coronavirus, da 1,15 miliardi a 850 milioni, rischiano indebolire il segmento ferroviario.
Dall'altro, la discussione del nuovo contratto collettivo di lavoro potrebbe minare «la stabilità operativa». Pare infatti che le FFS vogliano adeguare o addirittura disdirlo. Le associazioni del personale sono sul piede di guerra. A darne notizia, è il TagesAnzeiger.
Conseguenze di vasta portata - «È in gioco una parte centrale del nostro contratto collettivo di lavoro e dobbiamo difenderla», ha dichiarato un macchinista al quotidiano zurighese. Le trattative sui nuovi CCL sono in corso da luglio, ora sospese per via delle apparentemente inconciliabili divergenze di pensiero tra FFS e SEV.
I rappresentanti del personale vorrebbero prorogare l'attuale CCL, mentre le FFS hanno subordinato la proroga. In sostanza vorrebbero staccare dal CCL le disposizioni sull'orario di lavoro, che variano a seconda del settore di impiego.
Un dettaglio giuridico apparentemente insignificante che tuttavia cela conseguenze di vasta portata per i due partner contrattuali: attualmente, nell'ambito del Contratto vigente, le modifiche all'orario specifico del settore devono essere negoziate tra le parti sociale. Dopo la modifica richiesta dalle FFS, non sarebbe più così.
Come spiega Patrick Kummer, vicepresidente del SEV, «se le disposizioni sull'orario di lavoro vengono staccate dal CCL, come richiesto dalle ferrovie, possono essere disdette unilateralmente in qualsiasi momento senza un consenso tra le parti sociali o addirittura modificate con la pressione della disdetta». Ciò avrebbe conseguenze negative per i dipendenti e per l'affidabilità dell'orario.
Sarebbe colpito maggiormente chi lavora su turni - Insomma, secondo il vicepresidente del SEV il personale delle FFS che lavora su turni sarebbe il più colpito dalle conseguenze. Il sospetto è che insistano per poter risparmiare. All'interno della direzione ci sono membri che vogliono armonizzare "al ribasso", ossia peggiorare, le condizioni di lavoro specifiche della divisione.
La risposta delle FFS - Dal canto loro, le FFS negano. «A causa della difficile situazione del mercato del lavoro, le FFS contano di poter rendere gradualmente più flessibile l'orario di lavoro per rispondere meglio alle esigenze dell'azienda e dei suoi dipendenti», scrive un portavoce. E sottolinea: «In linea di principio, le FFS sono disposte a prorogare il CCL, a condizione che le parti sociali siano d'accordo sulla separazione dall'AFS».
Si punta sulla proroga - Se dovessero effettivamente disdire i contratti collettivi di lavoro, dovrebbe avvenire entro la fine di ottobre, a causa del periodo di preavviso. Una condizione che porterebbe il personale sulla via dello sciopero. «Il servizio ferroviario non sarebbe garantito», ha dichiarato Kummer.
«Siamo ancora favorevoli alla proroga», nella speranza che la direzione delle FFS abbandoni la sua condizione unilaterale sulla regolamentazione degli orari di lavoro.
Si risparmia anche a Bellinzona - Nel frattempo, anche alle Officine di Bellinzona vi è la percezione che da qualche tempo a questa parte l'intento delle FFS sia quello di andare al risparmio. Stando a nostre informazioni, il malcontento è dilagante tra i dipendenti.
Il personale è sempre centellinato, si punta su contratti interinali piuttosto che su contratti a lungo termine. E quando i lavoratori se ne vanno, portandosi via il bagaglio esperienziale maturato nel tempo, implica che si debba ricominciare sempre da capo. Pare manchi dunque una visione del futuro.