Il Consiglio degli Stati ha bocciato oggi un'iniziativa parlamentare dell'ex consigliere nazionale Marco Romano.
BERNA - La Società svizzera di radiotelevisione (SSR) non va sottoposta al Controllo federale delle finanze (CDF). Lo ha deciso oggi il Consiglio degli Stati bocciando una iniziativa parlamentare dell'ex consigliere nazionale Marco Romano (Centro/TI). A detta dei "senatori", i meccanismi di controllo esistenti sono sufficienti.
Difendendo l'atto parlamentare, Peter Hegglin (Centro/ZG) si è chiesto perché mai la SSR non venga sottoposta a un maggiore controllo visto che riceve oltre un miliardo di canone all'anno. Per Fabio Regazzi (Centro/TI) si tratta di una disparità di trattamento nei confronti dei media privati che ricevono il canone, i quali sono già soggetti alla vigilanza del CDF. Il ticinese ha poi ricordato come anche altre istituzioni indipendenti, come i tribunali, sottostanno al CDF.
La proposta, ha aggiunto Brigitte Häberli-Koller (Centro/TG), permetterebbe di rafforzare la SSR mettendo a tacere o riducendo le critiche nei confronti dell'azienda. Occorre mantenere un occhio critico sugli investimenti della SSR, ha affermato Mauro Poggia (MCG/GE).
I meccanismi di controllo già esistono e sono efficaci, ha replicato Stefan Engler (Centro/GR) a nome della commissione. Esistono quattro livelli di vigilanza: all'interno della SSR, attraverso un controllo esterno, da parte dell'Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM) e per il tramite del Dipartimento delle comunicazioni (DATEC).
Per Andrea Gmür Schönenberger (Centro/LU) un ulteriore organo di controllo non apporterebbe alcun valore aggiunto, ma al contrario a un aumento della burocrazia. Diversi "senatori" contrari all'iniziativa parlamentare hanno inoltre espresso il timore che la misura metta a repentaglio l'autonomia dei programmi garantita dalla Costituzione.
Al voto l'iniziativa parlamentare Romano è stata respinta con 25 voti a 19. L'oggetto è così definitivamente archiviato.