Cresce il numero di giovani che sceglie di cambiare sesso. E con esso anche coloro che criticano l'uso di bloccanti della pubertà
ZURIGO - A quanto pare una stima non c'è. Quando si parla di bambini e adolescenti che scelgono di bloccare la pubertà tramite farmaci, la Svizzera brancola nel buio. Tuttavia, stando alla NZZ am Sonntag, è probabile che siano sempre di più, visto che il numero di operazioni per il cambio di sesso è in crescita. Raddoppiato dal 2019 al 2022, superando i 500 interventi. Tra i minori di 18 anni, i casi sono aumentati da 17 a 26.
Iniezioni prima dell'operazione - Chi decide di affrontare questo percorso in giovane età deve passare prima dai bloccanti della pubertà. Si tratta di un passo preliminare verso la transizione ormonale e chirurgica di genere.
Questi farmaci vengono somministrati ai bambini e adolescenti che non si riconoscono con il loro sesso biologico. La somministrazione diventa quindi una sorta di "pulsante di stop" che permette loro di avere più tempo per chiarire la propria identità di genere prima del cambiamento della voce o della crescita del seno.
Effetti collaterali - La misura non è priva di rischi. Non mancano effetti collaterali quali l'osteoporosi e il rallentamento dello sviluppo cerebrale. I bloccanti della pubertà sono sempre più criticati anche perché si ritiene vengano somministrati troppo presto, senza i dovuti accertamenti e talvolta anche contro il volere dei genitori.
Un tema dibattuto - Il tema ha raggiunto una portata internazionale. In Inghilterra, una clinica per la disforia di genere è stata chiusa perché usava con troppa leggerezza ormoni su bambini e adolescenti incoraggiandoli alla transizione di genere. Paesi come Svezia, Finlandia e Francia hanno già limitato l'uso dei bloccanti della pubertà.
Il dibattito ha raggiunto anche la Svizzera. Di recente, l’endocrinologo pediatrico e psicosomatologo svizzero Urs Eiholzer e l'ex presidente dell'Associazione Medici Svizzeri FMH Jacques de Haller hanno messo in guardia contro questo trattamento sulla rivista "Swiss Medical Forum". Secondo Eiholz, i giovani che mettono in discussione il proprio genere oggi si muovono in una "bolla trans-affirmativa", ovvero in un ambiente - principalmente virtuale e medico -, in cui trovano solo conferme in merito alla volontà di cambiare sesso. Mancherebbe invece l'approccio critico e l'offerta di altre possibilità. Il rischio sarebbe dunque quello di condurli verso un percorso del quale, in futuro, potrebbero pentirsi.
Anche la Società Svizzera di Psichiatria e Psicoterapia dell'Infanzia e dell'Adolescenza (SSPPEA) ha espresso delle riserve. «Dobbiamo seguire il principio ippocratico: innanzitutto, non nuocere», ha sottolineato la presidente Bigna Keller suggerendo un percorso psicoterapeutico, prima di qualunque misura medica.
Verso nuove linee guida - La sua associazione ha partecipato alla discussione sulle nuove linee guida internazionali, elaborate da 27 società specializzate provenienti da Svizzera, Germania e Austria. Inizialmente, tali linee guida avevano adottato un approccio liberale nei confronti dei bloccanti della pubertà.
«Una valutazione viene già effettuata» - L'attuale percorso è difeso invece da Dagmar Pauli, psichiatra infantile e adolescenziale presso la Clinica Psichiatrica Universitaria di Zurigo, oltre che coautrice di queste linee guida. «Da noi, tutti i giovani già ricevono una valutazione psicologica prima di iniziare il percorso farmacologico».