Battute volgari e offensive per l'81% dei militi. Ma anche tanta violenza fisica. Gli scioccanti risultati di un sondaggio anonimo
BERNA - Quasi la metà dei militari ha subito nel corso del servizio varie forme di violenza sessualizzata (verbale, non verbale e fisica). È quanto emerge da un sondaggio anonimo condotto nel 2023 fra 1126 militari (764 donne e 362 uomini).
Le freddure salaci di tipo verbale sono le più diffuse. L’81% dei partecipanti dichiara infatti di aver subito, da raramente a molto spesso, commenti e battute sessiste in servizio, sottolinea una nota odierna del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS).
Oltre alla già esistente strategia in materia di diversità, il Comando dell’esercito ha quindi definito ulteriori misure per portare avanti una strategia di tolleranza zero. L’obiettivo è rafforzare la protezione dei militari e accelerare il cambiamento culturale già in atto nell’esercito.Le misure comprendono la segnalazione, un gruppo di lavoro per la protezione delle vittime e l'introduzione di uno strumento di segnalazione anonima. Agendo in questo modo, l'armata vuole accelerare il cambiamento culturale fra i propri ranghi.
Ecco le misure che verranno adottate - Gli strumenti di protezione vengono ampliati attraverso nuove misure, assegnate a sei campi d’azione. I primi tre rappresentano le tre fasi della prevenzione: individuare e prevenire tempestivamente i comportamenti che portano alla discriminazione e alla violenza sessualizzata, conferire capacità di contrasto e ripristinare una situazione libera da discriminazione e violenza. La sensibilizzazione dei militari concorre a riconoscere la discriminazione e la violenza sessualizzata.
Sono in corso di progettazione moduli d’istruzione per abilitare ulteriormente i militari a lottare contro la discriminazione e la violenza sessualizzata. Ciò contempla anche istruzioni sulle opzioni di intervento a disposizione di chi constata atti di discriminazione e di violenza sessualizzata. Il quarto campo d’azione comprende misure per rafforzare i diritti delle vittime e proteggere i testimoni. Il quinto campo d’azione contiene misure atte a migliorare le procedure. Ad esempio, è in corso di realizzazione un sistema di segnalazione dei casi disciplinari dovuti a discriminazione e violenza sessualizzata. I processi di segnalazione e procedurali devono essere resi più rapidi, semplici e diretti. Nel quadro del sesto campo d’azione, l’esercito sta inoltre intensificando la collaborazione con altre organizzazioni, agenzie specializzate esterne e gruppi di interesse, al fine di scambiare conoscenze ed esperienze. In questo modo, l’esercito offre anche un contributo alla società nel suo complesso. Il piano di misure è accessibile al pubblico.
«Ammissione di fallimento» - Non si è fatta attendere il commento del Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE). "I risultati dimostrano che la violenza sessualizzata e la discriminazione sono diffuse e intrinseche alla cultura organizzativa dell'esercito. L'istituzione militare non può quindi essere riformata. La discriminazione è molto più diffusa nelle forze armate che nella società civile, aggiungono Transgender Network Switzerland (TGNS), Pink Cross et l'Organizzazione svizzera delle lesbiche. I risultati confermano che la discriminazione nei confronti delle comunità LGBTIQ+ e delle donne non è un fenomeno isolato, ma è radicata nelle strutture stesse delle forze armate, aggiungono le tre organizzazioni. "La cultura militare svizzera promuove valori patriarcali in cui predomina la mascolinità cisgender, bianca ed eterosessuale".
Le tre organizzazioni esortano l'esercito ad assumersi le proprie responsabilità promuovendo un cambiamento culturale radicale e adottando misure concrete e immediate per garantire la sicurezza delle persone LGBTIQ+. Ciò passa ad esempio per una riorganizzazione del reclutamento, dove vengono poste domande "irrilevanti". L'obbligo stesso di servire andrebbe messo in discussione per i trans.