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BERNAI dubbi sul suicidio assistito: «Ogni vita ha il suo significato»

08.11.24 - 11:05
L'appello alla prudenza della presidente dell'associazione professionale dei medici svizzeri Yvonne Gilli.
Imago
Fonte ats
I dubbi sul suicidio assistito: «Ogni vita ha il suo significato»
L'appello alla prudenza della presidente dell'associazione professionale dei medici svizzeri Yvonne Gilli.

BERNA - I dottori dovrebbero avere un ruolo centrale nel suicidio assistito per proteggere la dignità umana, afferma la presidente dell'associazione professionale dei medici svizzeri (FMH) Yvonne Gilli. In un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano Neue Zürcher Zeitung, preoccupata per possibili abusi favoriti dal sistema liberale svizzero in materia e per la recente utilizzazione della capsula per suicidio Sarco, lancia un appello alla prudenza.

La presidente della Foederatio Medicorum Helveticorum critica l'idea di ammettere la pratica per persone in buona salute ma stanche di vivere. In passato, se qualcuno voleva accedere all'aiuto al suicidio, la morte doveva essere imminente, ma ora la sofferenza è il criterio decisivo, constata.

La 67enne non esclude che le mentalità cambino e che in futuro i medici subiscano pressioni affinché forniscano come prestazione il suicidio assistito. Tuttavia, ogni dottore deve avere il diritto di opporsi se ha pertinenti argomenti medici. «Per me è chiaro che l'assistenza al suicidio non è un compito strettamente medico, anche se apprezzo i dottori che si dichiarano disponibili», afferma l'ex consigliera nazionale (Verdi/SG).

Non permetterebbe a una donna di 80 anni, che è sana ma vuole morire insieme al marito malato terminale, di commettere un suicidio assistito?, chiede il giornalista. «Credo che sia uno sviluppo molto pericoloso. Invecchiare ha un prezzo elevato: si devono affrontare molte perdite: amici, partner, forse anche i propri figli. La mia esperienza con gli anziani è che, sebbene queste perdite siano difficili, non devono togliere tutto il significato della vita. Sono convinta che ogni vita abbia il suo significato. La società può contribuire a combattere la solitudine, ad esempio creando forme di alloggio che permettano il contatto sociale».

Capsula per suicidio Sarco - Il dibattito sull'eutanasia è stato recentemente riacceso dall'uso della capsula per suicidio Sarco a Merishausen (SH). Secondo l'associazione di aiuto al suicidio The Last Resort (l'ultima risorsa), promotrice di questo dispositivo, una statunitense di 64 anni si è suicidata nella capsula. Da molti anni soffriva delle conseguenze di un'immunodeficienza. Sarco ha funzionato come previsto e ha permesso a questa donna di morire senza farmaci, sostiene l'organizzazione.

Per Gilli, nella popolazione c'è solo «una piccola, ma radicale e rumorosa minoranza che vuole un dibattito» sulla presenza dei dottori nell'aiuto al suicidio, disturbata da un presunto diritto di veto da parte dei medici.

Mentre Sarco veniva utilizzato per la prima volta nella foresta sciaffusana, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider (PS), "ministra" della sanità, dichiarava durante l'ora delle domande in parlamento che la capsula non era conforme alla legge.

Diverse persone vicine all'organizzazione The Last Resort sono state temporaneamente arrestate. La procura sciaffusana ha aperto un procedimento contro di loro per istigazione al suicidio.

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