Sono 1,8 milioni gli svizzeri che vivono nelle aree considerate a rischio. Quali scelte prenderà la politica nei prossimi anni?
BRIENZ - «Ne vale la pena?» La domanda è posta da Lukas Rühli di Avenir Suisse. Il riferimento è allo scavo del tunnel di drenaggio nei pressi di Brienz, comune grigionese di un’ottantina di anime che domenica sarà evacuato.
40 milioni per 80 persone - Il costo dell’operazione, stando a quanto riporta la NZZ, è 40 milioni di franchi. Se però dovesse verificarsi lo scenario peggiore, l’intervento sarebbe inutile. «Per quanto mi riguarda - precisa Rühli - non ho mai detto che intere valli o singoli insediamenti debbano essere abbandonati. Però, è chiaro che le analisi costi-benefici per le misure di protezione stanno diventando sempre più frequenti alla luce del crescente rischio di maltempo».
i rischi - Nel caso specifico, «la linea ferroviaria, la strada cantonale e una linea elettrica ad alta tensione passano sopra l'area a rischio. Si tratta di compromessi molto delicati che devono essere fatti qui». È bene ricordare come, nella Confederazione, le aree non vengano spopolate e le case demolite con un semplice tratto di penna. La questione è complessa, e sempre più di stringente attualità.
Il futuro - Secondo il governo federale, in Svizzera circa 1,8 milioni di persone vivono in aree potenzialmente a rischio. Le inondazioni, gli smottamenti e le tempeste non causano i danni maggiori nelle remote valli di montagna, ma nelle aree residenziali in pianura. «Dopo la Seconda Guerra Mondiale, sono state costruite sempre più case in aree ad alto rischio», spiega Rühli. Per molti di questi edifici sarà necessaria un'analisi del rischio in termini di costi e benefici nel prossimo futuro.