Philip Nitschke parla per la prima volta e difende la sua invenzione. E spiega perché, quel 23 settembre, nel bosco di Sciaffusa non c'era.
ZURIGO - Mentre Florian Willet, presidente dell'organizzazione “The Last Resort”, è detenuto a Sciaffusa da oltre sette settimane, dopo l'uso, per la prima volta a livello globale, della controversa capsula suicida Sarco in un bosco del canton Sciaffusa, ora il suo inventore - Philip Nitschke - ha deciso di dire la sua. Lo ha fatto in una lunga intervista sulle pagine della NZZ.
In riferimento a quel 23 settembre, quando una donna americana ha compiuto il suo ultimo viaggio, racconta di aver provato «un senso di sollievo. Sono stato contento che abbia potuto avere la morte serena che desiderava». Spiega di non aver partecipato direttamente alla scelta della candidata come prima utente del Sarco «ho esaminato la sua cartella clinica. Aveva molti problemi medici. Ho compreso appieno la sua decisione razionale di porre fine alle sue sofferenze». E accusa: «La sua persona e le sue motivazioni sono state un po' messe in ombra da tutte le cose incredibili che sono successe dopo la sua morte».
Nitschke quel giorno era assente - Quel giorno però non era presente. «Dovevo tenere una conferenza a Budapest. Ho seguito tutto, in diretta, da lontano. Ho sentito le conversazioni tra Florian e la donna. Ho monitorato i livelli di ossigeno nella capsula. Tutto è avvenuto come previsto. La donna è entrata da sola nel Sarco, ha chiuso il coperchio senza aiuto e ha premuto il pulsante da sola per il rilascio dell'azoto. Ha perso conoscenza ed è morta dopo circa sei minuti».
«Florian sapeva cosa fare. Non aveva bisogno di me». Un tentativo forse di eludere le autorità svizzere? «Prima del 23 settembre - risponde alla domanda incalzante - abbiamo avuto uno scambio di informazioni con i nostri avvocati. Il loro parere era che diverse persone della nostra organizzazione non avrebbero dovuto essere presenti sul posto. Da un punto di vista legale, aveva senso che Florian assumesse questo ruolo, anche perché vive in Svizzera, è un avvocato e direttore della nostra filiale elvetica, The Last Resort», spiega. «Siamo convinti che tutto ciò che facciamo sia pienamente conforme alla legge svizzera, quindi siamo tranquilli. Ma quando è emersa la notizia che la Procura di Sciaffusa stava indagando per presunto omicidio intenzionale, sono rimasto inorridito».
In attesa dei risultati dell'autopsia - Sul collo della donna sarebbero infatti stati trovati segni di strangolamento, stando alle ultime informazioni trapelate dalla stampa. «Assurdità!», risponde. «Il referto dell'autopsia non è ancora disponibile. Non riesco a capire perché non sia ancora disponibile dopo oltre 50 giorni. E tutto questo mentre Florian è in custodia», prosegue. «L'ufficio del ministero pubblico sembra non aver trovato tracce del suo DNA nella zona del collo», ribatte. Anche perché, stando alla sua ricostruzione, «nessuno ha aperto il coperchio fino all'arrivo della polizia. Abbiamo documentato tutto».
E nonostante ammetta che lo sviluppo e la produzione di Sarco si finora costato «quasi un milioni di dollari», sostiene di non volere «fare profitti. Non c'è un modello di business dietro. Fortunatamente abbiamo abbastanza soldi, anche per continuare a sviluppare Sarco». Soldi che secondo Nitschke provengono da «donazioni. Ci sono molte persone che ritengono Sarco un passo avanti. Rende l'eutanasia molto più facile».
All'orizzonte, tra i tanti timori, la possibilità che favorisca il "turismo della morte" nel nostro Paese. «Non credo che la situazione cambierebbe molto. Molte persone vengono già oggi in Svizzera e sono grate per le regole progressiste. Voi svizzeri dovreste esserne orgogliosi!», sostiene.
«Sarco non viola alcuna legge svizzera» - Ora, la domanda che si pongono tutti, è solo una: quando Sarco sarà utilizzato di nuovo? «Vogliamo innanzitutto una decisione chiara da parte della magistratura prima di portare in Svizzera il secondo Sarco, attualmente in produzione. La prima Sarco, con tutto il suo software innovativo, è ancora confiscata. Le indagini - a suo dire - possono avere un unico risultato: Sarco non viola alcuna legge svizzera». Il procedimento penale potrebbe durare mesi o addirittura anni. Nitschke si augura sia più rapido. Al contempo si stanno cercando alternative alla Svizzera. «In Finlandia, secondo i nostri avvocati non esiste una legge specifica che vieti il suicidio assistito. Un'altra possibilità e che le persone che vogliono morire producano loro stesse Sarco, stampandolo in 3D e premendo autonomamente. Nessun Paese al mondo - conclude - può vietare alle persone di suicidarsi».