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SVIZZERAAddio elettricità, la Svizzera ritorna a petrolio e gasolio per scaldarsi

29.11.24 - 23:20
Le cifre delle vendite di pompe di calore sono diminuite di quasi un terzo.
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Fonte 20 Min
Addio elettricità, la Svizzera ritorna a petrolio e gasolio per scaldarsi
Le cifre delle vendite di pompe di calore sono diminuite di quasi un terzo.

BERNA - A causa dei prezzi elevati dell’elettricità, i combustibili fossili stanno tornando alla ribalta negli impianti di riscaldamento svizzeri.

Solo l’anno scorso, i cittadini avevano evidenziato un deciso passo verso l’installazione e l'utilizzo di pompe di calore. Quasi il 60% era infatti favorevole alla diffusione di questa tecnologia utile anche per contrastare gli effetti sul clima del ricorso a fonti di calore più inquinanti. Un anno dopo, il quadro appare diverso.

Secondo la Fondazone svizzera per il clima, rispetto all'anno precedente le cifre di vendita delle pompe di calore sono infatti diminuite di quasi un terzo. Allo stesso tempo sono stati installati il ​​12% in più di impianti di riscaldamento a gas e gasolio.

Una situazione strettamente correlata alla politica mondiale. Mentre negli ultimi anni le guerre hanno fatto salire alle stelle i prezzi del petrolio e del gas, l’elettricità a basso costo ha reso le pompe di calore attraenti per molti.

Ora la situazione è cambiata. I prezzi del petrolio e del gas si sono stabilizzati, mentre l’elettricità sta diventando sempre più costosa. Di conseguenza, il riscaldamento con combustibili fossili sta tornando alla ribalta come alternativa economica.

Inoltre attualmente non esiste alcuna legge a livello nazionale che vieti l’installazione di nuovi impianti di riscaldamento che utilizzino combustibili fossili. Solo in alcuni Cantoni esiste un divieto a livello regionale, ad esempio per le nuove costruzioni.

Questa situazione influisce direttamente anche sul tessuto economico di riferimento tanto che «in alcune aziende si fa ricorso al lavoro a orario ridotto con la cassa integrazione nel settore delle pompe di calore e dei fornitori», spiega la Fondazione.

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