Sempre più in salita la strada affinché lo sfilarsi il condom di nascosto durante il rapporto diventi reato: «È una violenza sessuale».
BERNA - Sfilarsi il profilattico durante il rapporto sessuale, all'insaputa dell'altra/o - la pratica nota come stealthing - non dovrebbe essere iscritta come reato nel Codice penale svizzero.
È quello che ha deciso oggi il Consiglio degli Stati (19 contrari opposti a 10 a favore), affossando di fatto un'iniziativa proposta dal canton Ginevra.
«Nonostante tutte le sue conseguenze, psicologiche e legato alle infezioni sessualmente trasmissibili, questa pratica non è riconosciuta come reato dal codice penale e per questo motivo le condanne dei responsabili sono estremamente rare», ha spiegato il Cantone.
Inoltre, il Tribunale, in una sua discussa sentenza del giugno 2022, ha già decretato che non va considerato né alla stregua di uno stupro né di un “atto sessuale commesso contro una persona incapace di discernimento o di resistenza” (art.191).
Nemmeno la recente revisione del diritto penale in materia sessuale (vidimata dal Parlamento nel giugno 2023) ha cambiato le cose: «Si è semplicemente rinunciato all'idea di poter considerare lo stealthing un reato», ha inoltre motivato il Granconsiglio ginevrino , «il rischio che chi lo pratica possa continuare a non essere perseguito in alcun modo è assolutamente reale».
Nel 2023 un 25enne zurighese che si era sfilato il proservativo durante un incontro sessuale con una ragazza conosciuta su Tinder era stato condannato, ma per molestie a una multa di 2'500 franchi. La motivazione principale della corte, che ha evitato un capo d'imputazione (e una pena) più gravi era che il rapporto fra i due era di natura consensuale.
«Purtroppo lo stealthing è una pratica comune nell’ambito dei rapporti fra consezienti e anche in quelli di natura mercernaria», ha aggiunto Carlo Sommaruga (PS/GE).
Il “senatore” ne ha approfittato per citare uno studio da cui risulta che il 70% delle lavoratrici del sesso erano già state vittime di questo comportamento.
L'introduzione di una norma specifica nel codice penale «dimostrerebbe agli uomini che non si tratta di un atto banale e senza conseguenze, che si tratta chiaramente di violenza sessuale, con conseguenze significative per la salute della vittima», ha aggiunto.
La palla passa ora al Consiglio nazionale.