Un 57enne non vuole tornare in libertà perché ha paura di finire sulla strada. Per questo ha di nuovo minacciato di morte il suo superiore.
ZURIGO - Condannato a quattro anni e mezzo di carcere per tentato omicidio intenzionale nel 2020, uno svizzero di 57 anni preferisce rimanere dietro le sbarre che tornare in libertà e rischiare di tornare a fare il vagabondo.
Mercoledì l'uomo doveva comparire davanti al tribunale distrettuale di Dielsdorf, ma si è rifiutato di lasciare la sua cella. «L'uomo si è pure rifiutato di parlare dal carcere», ha precisato il presidente del tribunale al quotidiano "Zürcher Unterländer".
La paura del passato - L'uomo inizialmente aveva un lavoro ma poi ha vissuto un lungo periodo come senzatetto. Nell'atto di accusa del 2020 si legge che il suo desiderio di «avere un tetto sopra la testa, cibo caldo e cure mediche» ha avuto a che fare con il reato di cui è accusato.
Il 57enne, infatti, era impiegato come custode in un'azienda nel distretto di Uster, ma durante questo impiego sono sorte delle tensioni. Temendo di essere licenziato e di dover tornare a vivere per strada nel settembre 2019 ha deciso di far fuori il suo superiore, prendendolo a pugni, a calci e minacciandolo di ucciderlo.
Da detenuto modello a muto - Finito in prigione, l'uomo inizialmente era stato considerato come un «detenuto modello», ma la prospettiva del suo imminente rilascio ha cambiato le cose. Dalla metà di maggio del 2022, il 57enne non ha infatti più rivolto una parola a nessuno. Ma prima di cadere nel silenzio, circa due anni e mezzo fa, aveva detto due volte a uno psichiatra che, se fosse stato rilasciato, avrebbe portato a termine ciò che aveva iniziato nel 2019: avrebbe ucciso il suo ex superiore.
Da allora l'uomo ha mantenuto il silenzio anche nei confronti della Procura, mettendo in difficoltà il procuratore pubblico. «L'accusato potrebbe facilmente ottenere un piccolo appartamento, una pensione AI e una consulenza, ma non è interessato a queste offerte», dice l'avvocato dell'uomo. L'uomo, in pratica, si rifiuta di lasciare il carcere.
Altri due anni e due mesi di carcere - Le minacce di voler far fuori il proprio superiore hanno nel frattempo spinto il tribunale a condannare il 57enne ad altri due anni e due mesi di carcere, accompagnati da misure terapeutiche. Adesso spetterà alle autorità giudiziarie decidere se il trattamento sarà effettuato in carcere o in una clinica psichiatrica.