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SVIZZERAFatture gonfiate: lo scandalo finisce in corsia

16.12.24 - 13:19
Un'inchiesta rivela: gli ospedali fanno pagare di più le casse malati. Un pacemaker può arrivare a costare fino a cinque volte in più.
Deposit Photos
Fonte quotidiani Tamedia
Fatture gonfiate: lo scandalo finisce in corsia
Un'inchiesta rivela: gli ospedali fanno pagare di più le casse malati. Un pacemaker può arrivare a costare fino a cinque volte in più.

ZURIGO - I ricarichi applicati dagli ospedali sui dispositivi medici sono fuori controllo. E sempre più spesso le assicurazioni malattia ricevono fatture gonfiate. Un ospedale della svizzera tedesca, qualche mese fa, ha chiesto un rimborso pari a 54mila franchi per l'impianto di un defibrillatore cardiaco sottocutaneo. Il suo prezzo di costo, però, è di appena 11mila franchi. Non un caso isolato. Recentemente, infatti, un'altra clinica ha dichiarato di aver speso per uno stent cardiaco ben 1462 franchi, a fronte di un prezzo di acquisto di appena 60.

Ma come fanno gli ospedali a fatturare più di quanto effettivamente pagano? Stando all'inchiesta divulgata lunedì mattina dai quotidiani Tamedia, il tutto sarebbe da ricondurre a un tentativo del Parlamento di rendere più trasparenti le spese relative ai dispositivi medico sanitari. Il loro costo, infatti, al contrario dei farmaci, non è noto. Da sempre le trattative sui prezzi finali di protesi ortopediche o macchinari vari sono questioni riservate, svolte in segreto tra ospedali e fornitori.

Fatta la legge, trovato l'inganno - Ecco che quindi nel 2022 il Parlamento, attraverso un emendamento, ha cercato di incentivare gli ospedali a divulgare i prezzi di acquisto dei dispositivi medici. Aderendo all'iniziativa, le aziende ospedaliere avrebbero potuto trattenere fino al 49% dello sconto ottenuto sul prezzo di listino di un determinato dispositivo sanitario.

Gli ospedali però cosa hanno fatto? Anziché dichiarare il prezzo reale di partenza di un determinato stent o di un qualsiasi pacemaker hanno dichiarato i prezzi di listino gonfiati. Ora, Tarifsuisse, una sotto-organizzazione di Santésuisse, sta indagando su casi analoghi. Le fatture degli ospedali raccolte dalle assicurazioni malattie dimostrano che i costi per i dispositivi medici nel 2024 sono aumentati drasticamente. Insomma: invece di risparmiare, l'emendamento ha comportato dei costi aggiuntivi e molto elevati.

Gruppo Hirslanden sotto inchiesta - Con 17 ospedali in dieci diversi cantoni, il gruppo Hirslanden si è fatto notare per questo trucchetto. Stando all'inchiesta, il più grande gruppo ospedaliero privato della svizzera avrebbe trattenuto per sé non il 49% della differenza tra prezzo di listino e prezzo netto, bensì il 100%. E non esiste una base legale per un risarcimento retroattivo.

Interpellato, il portavoce del gruppo ha spiegato che i prezzi di listino vengono stabiliti dai fornitori senza l'influenza di Hirslanden e che, per quanto ne sa, sono gli stessi per tutti gli ospedali della Svizzera. Il portavoce Claude Kaufmann ha spiegato che a riguardo è in corso un'indagine interna commissionata a uno studio legale esterno, «per stabilire se si sono verificati errori nell'attuazione della trattenuta degli sconti della fatturazione previsti dal contratto».

Difficile indagare - Indagare sui singoli casi, per le casse malattia, è però difficoltoso. Gli assicuratori confermano che richiede molto tempo e perseveranza. Non ricevendo immediatamente le bolle di consegna dagli ospedali, sono costretti a richiederle appositamente per riuscire a identificare eventuali abusi e recuperare così il denaro. Gli esperti, intanto, scuotono la testa di fronte a questo comportamento sfacciato di singoli ospedali. E invitano i politici a fare la loro parte, esercitando pressioni al fine di garantire, come nel caso dei farmaci, anche per i dispositivi medici, prezzi fissi e accessibili al pubblico che riflettano l'effettivo prezzo di mercato.

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