Stadel, piccolo comune di 2mila anime, è stato scelto come luogo che dovrà accogliere i rifiuti di tutte le centrali nucleari svizzere
STADEL - Scelto per le caratteristiche del suo sottosuolo. E così un piccolo paese di 2mila anime del canton Zurigo si appresta a diventare la "discarica" radioattiva di tutta la Svizzera.
Come riporta la NZZ, a Stadel sarà costruito il deposito di scorie radioattive provenienti da tutte le centrali nucleari della Confederazione
«Questo progetto è colossale» ha detto al quotidiano il sindaco Dieter Schaltegger. «È un enorme sovraccarico per il paese». Si aggrappa alla speranza di qualche «nuova tecnologia che possa evitare il deposito» ma al momento di certo vi è solo che la società incaricata in Svizzera di smaltire rifiuti radioattivi - la Nagra - «a novembre ha presentato alle autorità svizzere le domande di autorizzazione» e che in ogni caso «il piano di smaltimento dei rifiuti non prevede un diritto di veto comunale».
È stato dunque il sottosuolo del paese a "decidere": qui infatti è presente «uno strato di argilla opalina» residuo di «175 milioni di anni fa di un mare poco profondo. L'argilla opalina ha uno spessore di circa 110 metri, è impermeabile all'acqua, può legare le sostanze radioattive ed è autosigillante» hanno spiegato alla NZZ i responsabili della società. Quindi una roccia perfetta per ospitare questo tipo di materiali.
Il sindaco, pur non immaginando che un giorno il villaggio di cui è alla guida sarebbe diventato la capitale svizzera delle scorie radioattive, vede di trovarvi - in termini economici - il rovescio della medaglia.
«Probabilmente dovremo ingoiare il rospo» ha confessato al quotidiano, «ma in cambio ci aspettiamo un'adeguata compensazione finanziaria» si è lasciato andare. E ha aggiunto, sempre pensando ai ritorni economici della faccenda: «Vogliamo che la gente ci prenda sul serio e vogliamo che le nostre richieste finanziarie siano accettate, non tra vent'anni, ma adesso».
In paese - seppur la data di inizio di costruzione del sito sembra essere quella del 2045 - non tutti l'hanno presa bene, come per esempio l'insegnante e membro del parlamento cantonale Wilma Willi, dei Verdi.
«Seppellire e dimenticare, questo è un pensiero del secolo scorso» ha dichiarato. «La tecnologia si sta sviluppando rapidamente e i rifiuti potrebbero essere una materia prima. Il deposito potrebbe mettere a rischio i flussi di acque sotterranee profonde».
Sulla vicenda è intervenuta anche Karin Joss, imprenditrice e matematica del Politecnico di Zurigo, che sposa la via tecnologica allo smaltimento.
«Dobbiamo continuare a fare ricerca. La scienza svilupperà principi e tecnologie migliori che potrebbero rendere superfluo il seppellimento dei rifiuti» ha detto alla NZZ.