Nel 2023 il numero uno di Ubs avrebbe guadagnato 14.4 milioni. «Perché nessuno si stupisce per i salari degli sportivi?».
ZURIGO - Si alza tutte le mattine alle 5.45, dal lunedì al venerdì. Due volte a settimana va in palestra. Poi si dirige in ufficio e lavora circa 14 ore al giorno. A volte è impegnato anche durante il weekend. È questa la settimana di Sergio Ermotti, il numero uno di Ubs, nonché il banchiere più illustre della Svizzera.
Intervistato dal settimanale della Migros M Magazin, Ermotti ha risposto alle critiche per il suo stipendio definito eccessivamente alto: nel 2023 ha guadagnato 14.4 milioni di franchi. Una cifra che ha fatto storcere il naso a diversi politici e non solo.
«Il mio primo stipendio mensile da apprendista ammontava a 350 franchi. Conosco il valore del denaro e capisco che a molti il mio stipendio attuale non sembra normale» ha dichiarato al giornale. «D’altronde il mio onorario viene stabilito dal Consiglio di Amministrazione, e all’ultima riunione generale quasi il 90% degli azionisti lo ha approvato».
Si dice stupito per le polemiche. «A volte mi chiedo perché i salari alti nel mondo degli affari ricevano così tanta attenzione, mentre gli stessi importi non sono un problema nello sport e nell'intrattenimento».
Detto questo, il ticinese spegnerà 65 candeline il prossimo anno. Un traguardo che però non farà rima con pensione. «Il mio lavoro non è terminato, devo ancora mettermi alla prova, ed è una grande responsabilità».
L'integrazione di Credit Suisse (CS)? «Stiamo facendo buoni progressi. Per prima cosa abbiamo dovuto stabilizzare i nostri clienti e i nostri dipendenti. Poi abbiamo rimborsato il più rapidamente possibile gli aiuti della Confederazione a CS. In seguito, sono state integrate tutte le unità operative. Per farlo, abbiamo dovuto ottenere 180 autorizzazioni da 80 autorità di regolamentazione in 40 paesi! I clienti di CS sono attualmente in fase di migrazione verso le piattaforme di UBS. Stiamo trasferendo dati per un totale di oltre 110 petabyte: un petabyte corrisponde a 500 miliardi di pagine di testo standard stampato o a due anni e mezzo di visione ininterrotta di un film».
Che cosa dire della paura che molti hanno di una mega-banca e dei suoi rischi? «In primo luogo, va riconosciuto che UBS ha fatto parte della soluzione quando Credit Suisse era allo stremo e l'obiettivo era quello di evitare danni alla Svizzera. UBS ha un modello di business sostenibile, una capitalizzazione molto forte e molta liquidità. Per questo è stata in grado di intervenire».
«Il totale di bilancio di UBS e Credit Suisse insieme è ora inferiore di circa il 60% rispetto a prima della crisi finanziaria del 2008», prosegue il Ceo. «All'epoca, l'investment banking rappresentava circa due terzi del bilancio; una volta completata l'integrazione del Credit Suisse il comparto non rappresenterà più del 25% del nostro capitale. UBS dispone ora di un capitale di quasi 200 miliardi di dollari per assorbire eventuali perdite, quattro volte superiore a quello perso negli anni successivi alla crisi finanziaria. Anche se UBS avesse un problema, è altamente improbabile che i contribuenti perdano un franco», assicura il manager.